Con Caramel la dolcezza ha il profumo del Libano.
Cinque storie di donna al sapore pastoso di caramello, sullo sfondo di un allegro centro estetico libanese.
Nadine Labaki, alla prima opera da regista e interprete, dimostra con eleganza e semplicità che la dolcezza non è vuota.
Lo fa incorniciando la sua Beirut – a cui dedica il film – fra riccioli ambrati di melassa e magnetici sguardi femminili, un’epifania di colori caldi e vivaci tradotta da Yves Sehnaoui in splendida fotografia.
Il disincanto con cui l’esordiente Labaki ritrae la città dov’è nata combacia in maniera perfetta con i cinque racconti principali, dalle protagoniste sinuose e zuccherine ma dal finale quasi sempre dolce-amaro.
In fondo agli occhi
Gli occhi del cinema scrutano l’intimità di un universo intangibile – per quanto ripetutamente violato nel corso della Storia – e inspiegabile quale quello dell’essere donna.
Senza subissare lo spettatore con fiumi di parole ma costringendolo al semplice quanto essenziale atto di guardare. Non fra le vetrine brillanti di Manhattan – appare ovvio un rimando a Sex and The City – ma nelle strade polverose di Beirut, dove il tempo pare aver rallentato improvvisamente e ogni piccola conquista diventa grande.
Scegliendo con cura lo sfondo su cui far muovere i suoi personaggi, Nadine Labaki effettua una lucida dichiarazione di intenti: divertire, deliziare, ma anche far pensare.
È lo scopo di questo come di qualsiasi altro viaggio consapevole. E Caramel è una romantica passeggiata per le vie di Beirut, mano nella mano con una donna che sa il fatto suo.
Francesca Fichera
Voto: 4.5/5
2 pensieri su “Caramel (Nadine Labaki, 2007)”