Sopravvivere al dolore con Jéremy Clapin
La legge impone nei giorni post-27 novembre di scrivere un articolo su Scorsese e The Irishman. Pena per i trasgressori, la morte. Accetto il mio destino per amore. Subito dopo l’ultimo Martin ho avuto il classico colpo di fulmine: Jéremy Clapin è Zeus in questa allegoria e la saetta il suo struggente esordio al lungometraggio Dov’è il mio corpo? subito nel best of del 2019.
Siamo ancora negli ettari di film in streaming di Netflix e pur avendo 128 minuti in meno rispetto all’irlandese – eccovi un’altra scusa per rimandare la visione del colosso scorsesiano – condivide l’argomento centrale: la morte. Penserete visti gli eventi io abbia una fissazione, certamente il mondo è condizionato dalla nostra esperienza, ma vi assicuro che non è così.
Un protagonista inusuale
Di protagonisti in Dov’è il mio corpo? ne abbiamo all’apparenza due, Naoufel e la sua mano destra. In realtà solo la seconda sarebbe da considerare e come tale è mostrata in un film dalla struttura assai convenzionale: è un pezzo di Naoufel tra le cui dita riecheggia un passato di sogni infranti, sfiorati a malapena e rivissuti da una prospettiva che non è affatto convenzionale.
La morte ha succhiato via il colore dalle memorie d’infanzia e la realtà del presente è desaturata. È una tristezza di fondo la cifra stilistica di Naoufel, un’esistenza fatta di lotte col quotidiano di una città caotica contro cui la sua mano lotta costantemente per la sopravvivenza. Strangola piccioni, affronta ratti nella metropolitana, è una disperazione che pervade tutto il suo corpo.
Innocence
“Beati coloro che hanno voce” dissero in Ghost in the Shell e vale anche per la Mano senza il dono della parola, eppure assai più espressiva del suo restante 90% Naoufel con la direzione di Clapin. È attraverso lei che anche il felice incontro con Gabrielle svela il suo mistero mortifero nella scala di scelte timide prese da un ragazzo relegato dalla sorte a vivere vicino al bianco e nero.
Dov’è il mio corpo? da brava favola triste contiene anche la sua dose di romanticismo, fortuna vuole non banalmente nel supposto rapporto amoroso tra Naoufel e Gabrielle. Lì il destino è segnato. È proprio in sé stesso, nel suo corpo, in un affetto per la vita nonostante il dolore.
La mano farà corpo a sé e Naoufel troverà la sua libertà.
Dov’è la morte vi starete chiedendo e beh, dovrete vederlo per capire. Ottantuno minuti non avrete difficoltà a trovarli al contrario dei 209 di The Irishman – un film notevole – e tra i due chi potrebbe essere dimenticato è l’animato esordio al lungometraggio di Jéremy Clapin. Non dovete lasciarvelo sfuggire, anche perché sarà forse protagonista nell’incombente award season.
Poi sentite che colonna sonora ha tirato fuori Dan Levy.
Fausto Vernazzani
Voto: 4/5
2 pensieri su “Dov’è il mio corpo?”