Suspiria secondo Guadagnino

Remake e scetticismo

Streghe, madri, figlie, psicologi, Tilda Swinton. Alla 75a mostra del Cinema di Venezia sono rimasti a bocca asciutta tutti i protagonisti del Suspiria di Luca Guadagnino. Un vero peccato perché questa versione del classico horror di Dario Argento è veramente un bel film.

Sappiamo benissimo che al solo udire che sarebbe stato fatto un remake del capolavoro horror del 1977 qualsiasi fan di Argento è andato in escandescenza, quindi il progetto partì tra lo scetticismo di chiunque.

 

A modo mio, quel che sono l’ho voluto io

Lo stesso regista romano, sempre stato contrario al remake, si è rifiutato di accettare l’invito sul set di Guadagnino, il quale ha però continuato per la sua strada senza arrendersi, producendo un film della durata di due ore e mezzo che trascorrono senza pesare minimamente. Io lo chiamerei un non-remake, questo è Suspiria di/secondo Luca Guadagnino, una visione personale prodotta da Amazon.

Il film ricalca solo la base dell’originale della leggenda delle tre madri, alcuni protagonisti come Sara (Mia Goth), Miss Tanner (Angela Winkler) e Madame Blanc (Tilda Swinton), ma tutto finisce lì. Anzi, a parte un paio di scene stupende e molto cruente di ballo, non si può definire neanche un horror.

I temi principali di Guadagnino sono la maternità e la femminilità. Le protagoniste del film sono tutte donne, c’è solo un uomo, lo psicologo Josef Klemperer che si sospetta comunque essere interpretato dalla stessa Tilda Swinton, nonostante la smentita del regista e una (finta?) lettera letta dalla Swinton in conferenza stampa sui motivi dell’assenza di Lutz Ebersdorf, l’attore accreditato al ruolo.

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Danza e terrorismo

Suspiria è diviso in sei capitoli e un epilogo. La storia si sposta da Friburgo a Berlino ed è una scelta fatta non a caso. Siamo nel 1977, c’è il muro, e il terrorismo di cui sono portatori gruppi estremisti quale la banda Baader-Meinhof.

Nel mezzo di questi eventi, Susie Bannion (Dakota Johnson), proveniente dall’Ohio, entra a far parte di una scuola di danza capitanata da Miss Tanner, proprio nel momento in cui le maestre scoprono che una delle loro allieve, Patricia (Chloe Grace Moretz), è vicina alle idee dei terroristi e, improvvisamente, scompare.

Guadagnino ci fa immergere nella situazione socio-politica con un ritmo lento, ma non noioso. Le streghe parlano degli eventi circostanti, sono attive anche come collettivo, le vediamo che votano su chi deve essere la Mater Suspiriorum in una sfida all’ultimo voto tra Elena Markos e Madame Blanc.

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Tra vecchio e nuovo 

La tensione viene dettata più dalle dinamiche misteriose dell’Accademia che da vere e proprie scene spaventose, anche se culmina in due balli di morte da far accapponare la pelle (specialmente quello iniziale) sulle note del Volk, ballo inventato per il film che mette a dura prova tutte le parti del corpo.

Sono quelli i momenti in cui il sangue scorre a fiumi, ma Guadagnino, da gran regista, li fa sembrare opera d’arte (anche se qualcuno a Venezia si è sentito male).

Alcuni riferimenti all’originale di Dario Argento sono palesi, tra cui il sospiro della Mater Suspiriorum, il ruolo del cieco che minaccia di parlare preso in questo caso da Olga (Elena Fokina) e altre chicche sparse lungo tutto il film.

Ma le dinamiche sono completamente stravolte, così come la protagonista Susie, ribaltata rispetto all’originale nel colpo di scena finale.

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I fan sfegatati e più attenti potranno addirittura cogliere dei riferimenti oggettistici e anche dei personaggi minori presenti in scene cult dell’originale. Senza dimenticare il cammeo di Jessica Harper. Questa ricerca è un altro dei motivi per i quali con il film di Guadagnino non ci si annoierà mai.

Roberto Manuel Palo

Voto: 4/5

2 pensieri su “Suspiria secondo Guadagnino

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