La Signora in Giallo lotta ancora assieme a noi
C’è una teoria che vuole che Angela Lansbury abbia interpretato per oltre dodici anni un’assassina e che l’abbia fatta franca.
Pensateci, ha senso.
Durante tutte le dodici stagioni de La Signora in Giallo (Murder, She Wrote) a Cabot Cove, nel Maine, sono state uccise 274 persone. L’unico elemento in comune a ogni assassinio era, appunto, la presenza di Jessica Fletcher.
Mai dire Maine
Ora, non credo che occorra essere un detective uscito da un film di Fincher per capire che la signora dagli occhiali hipster e la messa in piega Splend’or potesse essere per lo meno indagata. Inoltre parliamo del Maine, non uno Stato a caso.
Se Stephen King ha deciso di ambientarci degli efferati omicidi e dei terrificanti fenomeni paranormali proprio durante gli anni in cui andava in onda la serie investigativa, credo che qualche domanda occorra farsela.
Dexter in confronto, risulta un pivello, Son of Sam niente più che un amateur e Chikatilo uno che aveva l’hobby dell’omicidio, ma niente di più.
Enigmi a Cabot Cove
Ci sono serissime ricerche che hanno dimostrato come l’idilliaca località balneare di Cabot Cove sia la capitale del crimine mondiale e sia molto più pericolosa di zone dove la Farnesina vi avvisa – con tanto di bollo ufficiale – che se osate passarci sono cazzacci vostri.
La piccola città del Maine, nonostante abbia una popolazione di soli 3.500 abitanti ha un tasso di omicidi annuale di 1.490 per milione – oltre il 50 per cento in più rispetto all’Honduras, dove è di 910.
La trama di ogni episodio è esattamente la stessa del mistero da risolvere sulla settimana enigmistica. In generale muore qualcuno, la polizia brancola nel buio, arriva la signora Fletcher e unisce i tasselli individuando l’assassino, la polizia lo cattura e fermo immagine sorridentissimo di gioia e giubilo per aver preso l’ennesimo killer.
Nessun lutto, nessuna fiaccolata e manco un servizio di approfondimento della Sciarelli. Niente. La città si prepara al nuovo evento dove – come in una bizzarra e cruenta lotteria – qualcuno degli invitati morirà male.
Sigla.
D’altra parte la Jess è una scrittrice che prende ispirazione dalla realtà. Semplicemente i suoi romanzi non trattano di allegre famiglie di lepri, ma di cruente esecuzioni. Il fatto che non venga mai mostrata una goccia di sangue, inoltre, rende tutto una sorta di Cloverfield che – personalmente – mi fa crescere l’ansia e temere che nessuno possa essere davvero al sicuro.
In Italia fu trasmessa dal 1 giugno 1988 e – se siete abbastanza vecchi – avete almeno un ricordo di qualche pomeriggio a casa di nonna, col panino al pomodoro in mano, obbligati a vedere questo inno alla morte in episodi da 45 minuti ciascuno.
Nonna, che era capace di censurare anche Willy il Coyote perché colpevole di pensieri di poca pietas cristiana, non aveva nulla da ridire sul malato rapporto tra Lansbury e thànatos. Chissà se ai tempi le sciure di provincia avranno pensato che la scrittrice fosse un’orrenda serial killer.
Ne sono quasi certa.
E quasi sicuramente tifavano per lei che -si sa- nei paesini ci si sta tutti sulle palle.
Molto divertente e ben scritto.
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