Timori e realtà delle Coree unite dalla steel rain.
Si apre assecondando le tese relazioni internazionali la 20ª edizione del Far East Film Festival, con la Steel Rain disponibile in “mondovisione” su Netflix dallo scorso 14 marzo, l’ultimo di un fortunato filone cinematografico: l’incontro tra un agente sud coreano e uno nord coreano alla vigilia di un evento catastrofico.
Al contrario dei nostri Benvenuti al sud c’è poco da ridere pensando al 38° parallelo, la linea politica divisoria tra un cruento regime dinastico e il filo-occidentale sud, libero a sua volta da una feroce dittatura solo da circa un trentennio. Ciò però non ha impedito la produzione di commedie, anche se sotto la lunga ombra del dramma.
Cheol-wu, pioggia d’acciaio
Al contrario di Confidential Assignment o Secretly, Greatly la seconda regia di Yang Woo-suk è serissima, come lo stereotipo dell’agente nord coreano senza l’umorismo del bravo capitalista-materialista del sud, a cui spetta il compito di introdurre il timorato di Kim Jong-un alla cultura pop o alle deliziose schifezze da tabaccaio.
Prima di arrivare all’incontro il duo del momento lo conosciamo nelle loro separate sedi. Kwak Chul-woo (Kwak Do-wan) a sud è a capo della sicurezza nazionale, preso dalle elezioni appena concluse; Eum Chul-woo (Jang Woo-sung) è un agente speciale nord coreano con la missione di uccidere un generale ribelle.
L’incarico cambierà sotto i suoi stessi occhi, quando dall’alto un missile porta la Steel Rain del titolo su una delegazione cinese in visita a una fabbrica insieme al great leader Kim Jong-un. Per Eum non c’è altro da fare se non portare in salvo verso sud il suo presidente, ferito mortalmente, lontano dal colpo di stato in corso.
Benvenuto al sud
Oltrepassato il confine Kwak e Eum troveranno il modo di incontrarsi e nel più classico dei cliché conoscersi e osservare quanto le coincidenze che li uniscono non sono in fin dei conti altro se non una serie di segnali indicanti la sola e unica verità, due bandiere non divideranno mai un popolo fatto per essere unito.
Ai due Chul-woo spetterà l’arduo compito di trovare dal basso le soluzioni necessarie per impedire l’inevitabile conflitto nucleare. Gli USA e il Giappone non desiderano rischiare di cadere sotto la mano dei golpisti e la Nord Corea non ha intenzione di aspettare di essere bombardata, mentre il Sud rimbalza nell’indecisione politica.
Un bignami di storia
È evidente l’intenzione di spingere Steel Rain al di fuori dei confini locali evitando riferimenti troppo legati alla cultura della penisola – eccezion fatta per G-Dragon, comunque di fama internazionale, che avrà apprezzato prima di rispondere all’obbligo di leva – e costellando il film di brevissime lezioni di storia per gli stranieri.
Kwak riassume in breve le tensioni tra le due Coree, non nasconde il passato sanguinoso del sud con un accenno all’atroce regime di Chun Doo-hwan e una stima della divisione politica è offerta da Yang Woo-suk nelle figure del presidente in carica (Kim Eui-sung) e del presidente eletto (Lee Geung-yong), avversari costretti al confronto.
Zanichelli delle sparatorie
Steel Rain è un film d’azione e per questo tra una lezione e l’altra infila scontri ad arma da fuoco, combattimenti corpo a corpo e sequenze degne del grande schermo (sigh!) per dimensioni e tensione. Robetta per un veterano come Jang Woo-sung, protagonista di action straordinari come Cold Eyes, Il buono il matto il cattivo e Reign of Assassins.
L’interprete-rappresentante del nord combatte con naturalezza e Yang Woo-suk tira fuori un insospettabile talento nella regia delle scene d’azione, inatteso considerando il suo precedente biopic-legal The Attorney. Si percepisce però l’inesperienza e i tempi morti pesano sul movimento, motivo per cui Steel Rain non sarà certo uno dei migliori.
I believe in Kwak Do-wan
È a causa del ritmo altalenante e della bidimensionalità del personaggio nord coreano se Steel Rain non emergerà sopra i suoi fratelli. Sopravviverà invece grazie alle due ottime interpretazioni con Jang Woo-sung che salva il suo agente di cartone e Kwak Do-wan destinato a diventare il nuovo Song Kang-ho se prosegue su questa strada
Negli ultimi due anni si è mosso con precisione nella cinematografia coreana e la gloria imperitura l’ha ottenuta col capolavoro horror The Wailing di Na Hong-jin, arrivato tra l’altro in Italia, sappiatelo. Steel Rain sarà per lui una conferma ulteriore del suo star power, al comando di un blockbuster imperfetto ma entusiasmante.
Misurare meglio le dosi di intrighi e riunioni di palazzo rispetto all’azione, destinata all’omologazione proseguendo verso il finale, avrebbe reso inarrestabile la pioggia d’acciaio di Yang Woo-suk. Le frenate non sempre sviluppate in un racconto dinamico intaccano quello che altrimenti sarebbe stato un action eccezionale.
Fausto Vernazzani
Voto: 3.5/5
Un pensiero su “Steel Rain, ovvero come fermare la guerra atomica”