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Doppio Amore: in terapia da François Ozon

Doppio Amore, un thriller psicologico dalla riconoscibile matrice ozoniana

Sensualità, seduzione, mistero, spasmodica ricerca dell’identità: c’è tutto François Ozon, o quasi. Non accolto benissimo lo scorso anno a Cannes, minimizzato con il solito slogan da scandalo, Doppio Amore è un thriller psicologico che pur non rientrando nel miglior Ozon mantiene alta la tensione fino ai titoli di coda.

Chloé/Marine Vacth è una ragazza di 25 anni che ha lo sguardo smarrito e che convive con un dolore cronico al basso ventre. Somatizza un dolore, un peso che le impedisce di sentirsi pienamente nel mondo, di avere relazioni di qualsiasi genere con l’altro.

Una madre assente che l’ha avuta per errore dopo l’avventura di una notte, il desiderio sin da bambina di fare l’attrice per sedurre soprattutto gli adulti, una disperata ricerca di attenzione verso quell’altro, che poi sartrianamente parlando è un ostacolo con cui non riesce a fare i conti. Solo dinanzi allo psicanalista Paul/Jérémie Renier sente, seduta dopo seduta, di esistere.

Scatta qualcosa. Una chimica e un riconoscimento misterioso che da addio si trasforma in un inizio.

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Due film allo specchio: Jeune et jolie Vs L’amant double

È difficile non ripensare a Giovane e bella e cercarne connessioni durante la visione de L’amant double. Certamente è per gli occhi profondi e stavolta meno languidi di Marine Vacth, che si riconferma musa di Ozon, creando così inevitabilmente un legame tra i due film. Ma è anche per le atmosfere silenziose, per gli ambienti strategici che accolgono ed evocano gli scenari emotivi di personaggi in transito tra chi sono e chi vorrebbero essere.

In Jeune et Jolie la protagonista Isabelle era una ragazza di 17 anni che scopriva la sessualità, fresca e bella nella sua fine adolescenza, una ragazza che per farsi donna si abbandonava alle sue fantasie sessuali. Ne L’amant double abbiamo Chloè, che deve fare i conti con la sessualità che ha scoperto, sulla scia di un problema adulto, in un’età dove permane la ricerca e la costruzione della propria identità.

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Incontri ravvicinati con il proprio doppio

Identità che crede di ricostruire e definire con la scoperta dell’amore, ma che in realtà la frammenta ancora di più, tra il desiderare ed essere desiderata e tra il dominare e l’essere dominata.

Essere o non essere forse, ma la questione più scottante diventa fare i conti con il proprio doppio: è dentro di noi, lo cerchiamo al di fuori di noi o è semplicemente una proiezione di noi stessi, che produciamo con la nostra fantasia per proteggerci dai mostri dell’esistenza, se non persino generati da noi stessi?

Nella Chloé di Ozon si riconosce e si ritrova un po’ di quel rompicapo bergmaniano che costituivano le due donne protagoniste di Persona. La frammentazione dei particolari, i fotogrammi e i giochi di sovrapposizione tra realtà e immaginazione, ricordano tanto quel cinema psicologico indimenticabile e disarmante dinanzi al qual ci poneva Ingmar Bergman.

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Inconfondibile amore

L’amant double o Doppio amore è una storia d’amore che si trasforma in una storia di ricerca e comprensione di se stessi: limiti, paure, paranoie, perversioni, ferite, sono i fantasmi con cui si trovano a lottare generalmente i personaggi del cinema di François Ozon, e questo ha contribuito a generarne uno stile inconfondibile.

Pur se in questo film viene meno la poesia – un tratto che ha sempre distinto e tinteggiato i film di Ozon – per dare maggiore e chirurgico risalto ai suoi tasselli psicologici, è sorprendente il modo in cui il regista francese riesce sempre a mettere a dura prova l’interiorità di qualsiasi spettatore.

È un cinema che scuote e che va ben oltre la riflessione. Un gioco seducente che rende omaggio alla potenza visiva, filosofica e percettiva del cinema, come lente d’ingrandimento in continua oscillazione tra immaginazione e realtà.

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                                                                                                                                                                 Valentina Esposito

Voto 4/5

3 pensieri su “Doppio Amore: in terapia da François Ozon

  1. Mentre guardavo il film, alcune sfumature, suggestioni, mi hanno portato indietro proprio a Persona, film che amo moltissimo.
    Spero sarà buona e piena di spunti anche la tua visione :)

    "Mi piace"

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