Sull’onda del dibattito Blue Whale in Italia arriva Nerve.
Involontariamente la 01 Distribution manda nelle sale Nerve, thriller del duo Henry Joost e Ariel Schulman, uscito un anno fa negli USA, nel pieno del dibattito sulla Blue Whale e sui pericoli di Internet per bambini e adolescenti.
Vee (Emma Roberts) è la tipica teenager timida e noiosa che vive all’ombra della iperprotettiva madre (Juliette Lewis) e della ben più popolare e disinibita amica Sydney (Emily Meade).
Una app da un milione di dollari
Quest’ultima sfida Vee a iscriversi a un nuovo gioco online, Nerve, una app dove al superamento di determinate prove, man mano sempre più folli e complesse, si vince un premio in denaro.
Il tutto dovrebbe svolgersi in 24 ore. Vee si iscrive solo in seguito a un brutto torto subito da Sydney e riluttante inizia il viaggio superando la prima prova che la porta a conoscere Ian (Dave Franco) il suo futuro alleato in questo gioco suicida.
Vogliamo vivere? No, preferiamo apparire!
Joost e Schulman sono al loro secondo progetto dedicato al mondo di Internet dopo il documentario che li ha fatti conoscere, Catfish (diventato anche una serie TV).
Mentre in Catfish si punta sulle love story nell’era dei social network, in Nerve i registi puntano sull’ego di un individuo, l’elemento fondamentale per un teenager è il numero di visualizzazioni e commenti, ancor più dei soldi.
Emma Roberts (25 anni) e Dave Franco (31), che di teenager non hanno proprio nulla, cercano di cavarsela con una sceneggiatura (Jessica Sharzer, dall’omonimo romanzo di Jeanne Ryan) che, nonostante una conoscenza della tecnologia e del web che non va oltre gli stereotipi da dibattito televisivo, riesce a mantenere un ritmo frenetico e divertente e a tenere alta la tensione fino al moralismo finale che rovina tutto in un’atmosfera tra Il buono, il brutto e il cattivo, i gladiatori nell’arena e il voto dell’uomo partita Sky coi tasti del telecomando.
Il Grande Fratello vi osserva
Su Nerve si può scegliere se essere giocatore o spettatore: il giocatore è colui che si sottopone alle varie prove da superare, mentre lo spettatore non solo guarda, ma, attraverso i social come Facebook, Twitter, Snapchat, scopre tutto dei giocatori e costruisce, in base alle informazioni, le varie prove da superare.
Questa rappresentazione può risultare molto interessante sulla carta ma il film non si discosta da un normalissimo teen movie con tutti i suoi stereotipi, dalla ragazza insicura all’amica popolare passando per il classico amore non corrisposto e dei nerd improbabili.
Proprio questi nerd che sottolineano, come già detto, una certa superficialità nell’approfondimento da parte della Sharzer, sono solo dei deus ex machina con però il merito di portare sul grande schermo un’attrice che gli amanti di Orange is the New Black avranno molto a cuore, ovvero Samira Wiley, l’interprete di Poussey.
Finché il video va, lascialo andare
Grazie al buon montaggio di Madeleine Gavin e Jeff McEvoy, Nerve risulta godibile nel ritmo dell’azione sempre crescente con l’aumentare delle difficoltà delle prove prove presentate freneticamente durante lo svolgimento della storia, un thriller adrenalinico con alcuni picchi, come la scena in moto.
Nonostante l’esperienza di Joost e Schulman con il found footage (Paranormal Activity 3 e 4, Viral) si veda tutta, in quanto la pellicola è incentrata sulla ripresa diretta da smartphone (ogni prova per essere convalidata deve essere ripresa), la prova del duo non va oltre il semplice compitino e alcune scene ben orchestrate non riescono a contribuire ad alzare l’asticella.
Nerve è un film meritevole di una visione, ci mostra la voglia di apparire dei giovani nell’era del web 3.0, tramite un’app che non comporta nulla di diverso dai canali YouTube dove si fan pazzie in stile Jackass solo per il piacere di essere visti e senza preoccuparsi della propria incolumità. Chi guarda dall’altro lato è più contento quando l’incolumità è perduta. Questo è uno spaccato del mondo in cui viviamo e Nerve ce lo mostra a fondo.
Roberto Manuel Palo
Voto: 3/5