Direttamente dalle profondità marine emerge 47 metri.
Un bicchiere di vino rovesciato in una piscina dipingendola di rosso ci avverte (e ci illude) su quello che ci attende guardando 47 metri di Johannes Roberts. Una scena suggestiva, la migliore del film e fa sperare per il meglio. Queste speranze verranno soddisfatte? Non del tutto. Interessanti scelte registiche vengono puntualmente rovinate da una sceneggiatura, scritta dal regista con Ernest Riera, che… non esiste.
Facendo prevalere più il meccanico susseguirsi degli eventi che una qualsivoglia caratterizzazione dei personaggi, 47 metri è il classico film nel quale il cervello non è necessario che funzioni al 100%, anche grazie a dialoghi privi di alcuno spessore. L’empatia con i personaggi manca del tutto e allo spettatore non interesserà se qualcuno si farà male e quanto.
Houston, abbiamo un problema!
Di chi è il bicchiere di vino rosso che viene versato in piscina? Di Lisa (Mandy Moore), una ragazza in vacanza in Messico insieme alla sorella Kate (Claire Holt). Lisa è stata lasciata dal fidanzato a causa della sua scarsa capacità di divertirsi e, con questa vacanza, vuole dimostrare al suo ex che non è così. Le due sorelle conoscono due ragazzi messicani che le invitano a fare una sicurissima escursione subacquea in una gabbia arrugginita per poter vedere gli squali giganti.
Nonostante l’iniziale riluttanza da parte di Lisa, le ragazze accettano e il giorno dopo si dirigono alla barca del capitano Taylor (Matthew Modine). Una volta entrate nella gabbia e iniziata l’immersione, un problema tecnico le fa sprofondare a 47 metri di profondità con un’autonomia di ossigeno pari a sessanta minuti.
La tensione sale a galla
Dopo la scena del vino, Roberts ci fa presenta i personaggi tramite un incipit eccessivamente lungo, noioso e ricco di stereotipi durante il quale quale non succede nulla, fino ad arrivare a questi fatidici 47 metri di profondità, la parte migliore del film. Qui il regista è bravo a creare suspense nonostante i dialoghi anticipatori e talvolta ridicoli.
La tensione è palpabile, prevale sulla paura e il salto sulla sedia, si vede che Roberts ha dimestichezza con il genere, ne siamo testimoni quando riesce a sfruttare bene ogni difficoltà che le due sorelle incontreranno, tra squali, problemi di ossigeno, ricezione radio e l’immancabile corsa contro il tempo.
Tutta l’interessante parte centrale viene rovinata da un tentativo di colpo di scena finale (intuibile sin da subito) che porta a una sequenza interessante ma prevedibile che avrebbe potuto essere molto più efficace se fosse stato utilizzato un diverso modo di presentarla… anzi, di non presentarla.
Stacchiamo il cervello ogni tanto!
47 metri è un B-movie che potrebbe divertire chi è interessato a una visione di superficie e non cerca ragionamenti tra le righe. Se si riescono a superare i primi venti minuti senza assopirsi, i restanti 60 sanno regalare quell’intrattenimento da birra e popcorn che sembra essere l’intento principale del film. Le prove attoriali sono mediocri, ma ciò può essere imputabile soprattutto alla sceneggiatura che non ha dato nulla da studiare agli attori se non le battute.
La distribuzione nelle sale italiane di 47 metri è stata più che discreta, sono 241 le sale dove sarà proiettato il film, segno che la Adler Entertainment crede molto in questa lavoro uscito lo scorso 25 maggio in Italia e che ha portato a casa in 3 giorni poco più di 212 mila euro. La pellicola è adatta per chi vuole staccare il cervello, ma se si cerca profondità, ragionamento o semplici sobbalzi sulla sedia, è preferibile andare altrove.
Roberto Manuel Palo
Voto: 2.5/5