Snowtown - CineFatti

Snowtown (Justin Kurzel, 2011)

La storia vera del serial killer John Bunting nell’esordio di Justin Kurzel Snowtown.

Prima di farsi trascinare nel vortice delle produzioni hollywoodiane, con Macbeth e l’ultimo bistrattato adattamento videoludico Assassin’s Creed da poco uscito nelle sale, Justin Kurzel esordì alla regia con un film che lasciò molti a bocca aperta per forma e contenuto, Snowtown.

Una storia vera

La storia è quella realmente accaduta di una serie di omicidi compiuti negli anni ’90 da John Bunting, un uomo carismatico che nella piccola comunità australiana di Adelaide coinvolse numerose persone in una serie di crudeli omicidi. Le vittime erano perlopiù omosessuali, disabili e sospetti pedofili. La sua era, insomma, una missione di pulizia.

Il punto di vista scelto da Kurzel è però quello del giovane Jamie Vlassakis, figlio della compagna di Bunting che fu costretto ad assistere e, successivamente, a partecipare a numerosi di questi omicidi.

Un famiglia disfunzionale

Agli occhi di una persona impreparata Snowtown potrebbe sembrare, perlomeno all’inizio, un dramma familiare come un altro, con dei ragazzi cresciuti in condizioni precarie e in mancanza di una figura paterna dominante.

John Bunting in questo senso ci è presentato come una sorta di salvatore. Paffuto, gentile e carismatico, diventa presto un vero e proprio punto di riferimento non solo all’interno della famiglia ma anche tra i vicini, che condividono con lui l’intolleranza per omosessuali, pedofili e tossicodipendenti.

Ed è proprio questo strano clima di normalità di fronte alla violenza l’obbiettivo più forte raggiunto da Justin Kurzel. Quella che vediamo è infatti una realtà che comprendiamo, filmata oltretutto con uno stile quasi documentaristico. Nessuno, tranne Daniel Henshall che interpreta Bunting, è un attore professionista. E questo contribuisce moltissimo al realismo del film.

Essere partecipi della violenza

Le umiliazioni, le violenze verbali, le torture, ci vengono mostrate gradualmente e, per fortuna, solo parzialmente, sempre dal punto di vista di Jamie Vlassakis, un personaggio fragile, incapace di comprendere la realtà che ha di fronte, poiché privo di metri di paragone.

E in questo senso lo straordinario lavoro di sceneggiatura di Shaun Grant lavora per sottrazione proprio per ricreare un punto di vista che rispecchi un’esperienza reale sulla vicenda, che non si limiti a condannarne e a giudicarne dall’alto i protagonisti.

Snowtown riesce, pur essendo un’opera di pura finzione, a metterci realmente nei panni del suo protagonista e ad interrogarci seriamente su ciò che vediamo. Siamo, in un certo senso, partecipi allo stesso modo di Jamie Vlassakis poiché osserviamo terrorizzati e non abbiamo gli strumenti conoscitivi e materiali per giudicare o intervenire sulle violenze.

Snowtown è un film, bisogna dirlo, davvero terrificante. E sarà difficile dimenticare certe scene di tortura, su tutte quella del fratello di Jamie nella vasca da bagno. Ma è un film che non si accontenta di intrattenere lo spettatore lasciandolo nella sua zona di comfort. Snowtown ti prende, ti trascina con sé dentro il suo mondo e ti mette di fronte a una domanda: tu che avresti fatto? Da non perdere.

Victor Musetti

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