Liberami, storie di esorcismi e possessioni demoniache a Palermo – di Victor Musetti.
Approda a Venezia nel concorso di Orizzonti Liberami, l’incredibile e attesissimo documentario di Federica Di Giacomo sugli esorcismi in Sicilia.
Come il film ci spiega infatti con un cartello su schermo nero, negli ultimi anni si è registrata una crescita esponenziale di casi di persone possedute, cosa che ha portato la chiesa a chiamate d’emergenza per richiedere nuovi esorcisti. Addirittura negli Stati Uniti è stato istituito un call center apposito.
Il film, ambientato a Palermo, si concentra sul caso di Padre Cataldo, un veterano di esorcismi che celebra ogni giorno una cosiddetta “messa di liberazione”. In queste cerimonie il parroco invita i demoni ad andarsene mentre le persone “affette” iniziano a urlare e a dimenarsi urlando frasi aggressive e sconnesse.
Poi ci sono i colloqui privati, ad appuntamenti settimanali, che fungono da semplici spazi di ascolto. Nei casi in cui però vi sia la presenza di un demone, vengono praticate delle sessioni di esorcismo che vengono ripetute fino alla completa liberazione.
Filmare l’infilmabile
Il documentario ha l’incredibile pregio di riuscire a filmare l’infilmabile. E’ infatti rarissimo vedere immagini reali di questo tipo di messe. Ma in qualche modo, Liberami riesce a raccontarci le storie di queste persone dall’interno, a volte inventando di sana pianta, ad esempio con un giovane tossicodipendente che sente di avere il demonio, in altri casi invece documentando il reale in diretta.
Al centro di tutto c’è ovviamente il personaggio straordinario di Padre Cataldo, vero esempio di vita dedicata ad una causa e figura centrale di un’intera comunità. Amico e psicologo al tempo stesso, passa il suo tempo ascoltando gli altri e facendo del suo meglio per accontentare tutti.
C’è una scena straordinaria che riporta alla mente il miglior Ulrich Seidl, in cui Padre Cataldo, seduto alla sua scrivania, pratica un esorcismo via telefono cellulare per poi, una volta terminato, salutare cordialmente il suo interlocutore con buone parole e augurargli una buona serata.
Un approccio delicato
Lo sguardo della Di Giacomo è di certo molto pericoloso, poiché espone persone indifese al giudizio indesiderato di un pubblico prevenuto e portato a ridicolizzarle. Ma c’è un profondo rispetto da parte sua nei confronti dei suoi personaggi. Ad esempio nei confronti della giovane Laura, una ragazzina che tramite il demonio riesce a stare al centro della sua famiglia e ad ottenere le attenzioni e le cure di tutti.
Ed è proprio questo aspetto psicologico e antropologico ad essere al centro della ricerca della Di Giacomo. Quello della dipendenza mentale che porta persone prive di attaccamenti affettivi e intellettuali ad aggrapparsi alla malattia o, in questo caso, a Satana, come mezzo per dare un senso alla propria vita.
E c’è un dialogo tra due parroci, forse la parte migliore del film, in cui si ammette chiaramente quanto le persone possedute ad un certo punto si “affezionino al personaggio” e non vogliano più guarire. E la sua risata bellissima che chiude la scena non è da intendersi come una presa in giro, ma al contrario come l’affettuosa prova dell’amore di questi personaggi nei confronti dei propri fedeli, di cui si occupano come dei bambini.
Insomma Liberami è un lavoro con pochi precedenti nella storia del documentario italiano ed è forse, per la sua estrema ambizione, la dichiarazione d’intenti di una regista che ha ancora tanto da regalarci. Da scoprire.