La región salvaje, dramma horror-fantascientifico di Amat Escalante.
Film che ha letteralmente spaccato in due i pareri della stampa e del pubblico, provocando silenzi tombali e fischi sentiti di disapprovazione, La región salvaje di Amat Escalante è invece una delle più grandi sorprese di questa edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Film coraggiosissimo e completamente diverso dal precedente Heli, che a suo tempo vinse la Miglior Regia a Cannes parlando di temi attualissimi come le guerre tra narcotrafficanti, La región salvaje è un dramma familiare a tinte horror fantascientifiche pieno di idee folli e visivamente potentissimo.
Al centro della storia una relazione segreta tra due uomini, l’uno, Fabian, fratello della moglie dell’altro, Angel. Poi c’è Veronica, che nel bosco ha una relazione segreta con una creatura proveniente dallo spazio. Se ne occupano una coppia di Hippie semi-scienziati che vivono in una capanna di legno in mezzo alla natura e organizzano gli incontri tra “l’essere” e gli altri.
Escalante è un regista di una sottigliezza estrema, capace di costruire inquadrature profondissime, con una miriade di azioni e di dettagli che si svolgono sullo sfondo, pur mantenendo un’essenzialità nella messa in scena disarmante. Capace di filmare una fenomenale scazzottata tra un cliente del bar e il suo proprietario con un’unica inquadratura, la sua più grande qualità sta nel rivelare i dettagli a poco a poco, aumentando lentamente la nostra curiosità, per poi distruggere improvvisamente ogni nostra certezza.
Il realismo dell’assurdo
L’aspetto fantascientifico, rappresentato dalla creatura aliena, resta sempre sullo sfondo, senza mai essere una minaccia vera e concreta per i personaggi. È più una sorta di attrazione, di oggetto del desiderio di cui gli altri diventano dipendenti, poiché agisce sulla sfera sessuale.
Pur cercando di rivelare il meno possibile è importante far notare quanto La región salvaje riesca a parlare in modo così profondo di amore, di tradimenti e, soprattutto, di sessualità, utilizzando come espediente una creatura in computer grafica, il cui aspetto fa pensare davvero tanto a Giger, senza mai cadere nel ridicolo.
Al contrario, giocando volontariamente su un senso dell’umorismo nero e spietato, proprio come succedeva nel miglior Miike, quello per esempio di Audition, La región salvaje gioca con l’incredulità dei suoi spettatori cercando di stupirli di continuo, arrivando a dei livelli di poesia visiva senza precedenti.
Basti pensare alla folle sequenza in cui decine e decine di animali copulano tra loro, oppure alle bellissime sequenze iniziali in cui si instaura in pochissimi minuti tutta la morbosità e l’insoddisfazione sessuale dei personaggi che abitano il film. Insomma, un film da difendere e sostenere a spada tratta, nonostante l’odio di chi vorrebbe il cinema come una cosa sempre uguale e monocorde.
Victor Musetti
Voto: 4/5