Orecchie, l’italianissima commedia d’autore di Alessandro Aronadio – di Victor Musetti
Arriva dal Biennale College questo Orecchie di Alessandro Aronadio, due anni dopo il successo internazionale di Short Skin di Duccio Chiarini, anche quello prodotto dalla medesima e sempre interessantissima sezione della Mostra del Cinema di Venezia. Un film piccolo, minimale e preciso. A tratti esilarante, esteticamente affascinante.
L’incipit è semplice: un uomo si sveglia con un fischio nell’orecchio. Sul frigo un bigliettino della sua ragazza che gli annuncia la morte del suo amico Luigi, peccato che lui non riesca assolutamente a ricordarsi di chi si tratti. Inizia così la sua tormentata giornata, piena di incontri di ogni tipo, alla ricerca di un senso alla storia con la sua fidanzata.
Orecchie è il film low budget perfetto. Una storia semplice articolata nell’arco di una singola giornata, pochi ambienti urbani, necessità di messa in scena esigue. In un primo tempo sarebbe facile pensare ad un moderno Ecce Bombo, tanto sono “morettiani” a volte i personaggi caricaturali scritti da Aronadio. Ma è abbastanza evidente quanto i modelli di riferimento siano da ricercare maggiormente nel cinema indipendente americano, a partire da Woody Allen fino ad arrivare all’ultimo Noah Baumbach.
Ispirazioni che danno al film un’atmosfera interessante e molto lontana dal tono a cui siamo abituati nel cinema italiano, merito soprattutto della meravigliosa fotografia di Francesco Di Giacomo, vero valore aggiunto di un film che punta tantissimo sullo stile e sull’estetica.
Questo aspetto rappresenta però anche uno dei più grandi limiti di Orecchie. C’è infatti un’ambizione di fondo eccessiva di realizzare a tutti i costi un film “cult”. Una necessità di risultare brillanti e geniali a tutti i costi che alla lunga stanca, specialmente se poi i contenuti di fondo del film sono modestissimi come in questo caso.
C’è comunque da dire che in Orecchie si ride spesso tantissimo, merito di alcune situazioni nonsense veramente esilaranti. Buona la prova di Daniele Parisi, ottima come sempre Silvia D’Amico (vista di recente in Fino a Qui Tutto Bene e Non Essere Cattivo). Risulta un po’ sottotono invece Rocco Papaleo, qua nel ruolo abusatissimo e decisamente stuccante di un prete un po’ blasfemo e ubriacone.
E’ infatti nei momenti finali che Orecchie, commedia comunque in gran parte divertentissima, si perde nella volontà di aggiungere a tutti i costi una grande sequenza parlata, con un monologo finale stuccante e decisamente evitabile in cui il protagonista riflette sulla sua esperienza e sugli insegnamenti che ne ha tratto.
Orecchie è ad ogni modo una commedia italiana scritta, prodotta, diretta, fotografata e recitata in modo egregio e generalmente godibilissima. Si capisce che voleva essere molto di più (la scelta dell’aspect ratio che si allarga è carina ma inutile), ma a noi questo basta e avanza.