L’amore per la musica si anima con Chico & Rita.
Chico & Rita, tra cinema d’animazione, musical, melodramma, commedia è oltre che il racconto di una storia di separazioni, di ritrovamenti e di attrazione fisica sfrenata, un ritratto d’epoca della Cuba prerivoluzione e la New York del dopoguerra, ottenuto con sei anni di lavorazione, sei equipe di animatori per 144.000 disegni in 96 minuti, 10 milioni di dollari e uno studio feroce di ogni dettaglio utile a realizzare questa utopia nata dall’incontro tra Fernando Trueba, regista spagnolo (già Oscar) con una passione per il jazz latino e Javier Mariscal, celebre artista visivo spagnolo.
Il film inizia ne L’Avana contemporanea entro cui Chico Valdes, anziano lustrascarpe che conduce una vita solitaria, viene sorpreso dalla radio che trasmette una versione di Bésame Mucho composta dallo stesso Chico sessant’anni prima per la voce seducente di Rita Martinez, cubana tutte curve tra Billie Holiday e Jessica Rabbit. Chico comincia a ricordare e questo è l’inizio di un film sull’amour fou che si nutre di incessanti rievocazioni.
Il primo flashback introduce il primo incontro tra Chico, pianista affascinato dal jazz e dalle belle donne, e Rita, cantante di infinito talento che si prostituisce per sopravvivere. Al più classico dei colpi di fulmine segue una intensa relazione sentimentale e una professionale, benché i diversi esiti delle rispettive carriere e gli eventi della vita strattonino questo amore ancestrale fino a New York, Parigi e Las Vegas, tra burrasca e approdo di un sentimento ineludibile, mentre su vivido sfondo si compie il percorso musicale del jazz tra decenni di contaminazioni, con la musica cubana che fondendosi col jazz americano origina il jazz latino, passando da L’Avana luminosa e avvolgente del mitico Tropicana alla New York notturna e cinica di Charlie Parker, Nat King Cole e Dizzy Gillespie.
Se le ambientazioni sono riproduzioni fedelissime grazie allo scrupoloso lavoro di Mariscal (con la ricostruzione maniacale dell’Avana del 1948) i personaggi sono invece immaginari, con Chico alter ego del musicista cubano Bebo Valdés (già insieme a Trueba in Calle 54) e portavoce dei musicisti cubani dell’epoca come Chano Pozo, Mario Bauzá, Miguelito Valdés, vittime dell’etnocentrismo del pubblico di quella magnifica stagione musicale terrestre cui unica pecca era l’abbondanza riprodotta da una colonna sonora di raro spessore, che comprende Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Ben Webster, Thelonious Monk, Chucho Valdés, Chano Pozo, Tito Puente e Estrella Morente.
La cura impressionante dei dettagli è testimoniata dall’idea di Tono Errando, fratello di Mariscal e terza sponda della regia, di far interpretare la sceneggiatura da attori cubani in carne e ossa per ispirare così gli animatori a una riproduzione quanto più esatta della peculiare corporeità cubana cui le musiche di Bebo Valdés donano ulteriore fisicità. Tale approccio poeticamente antropologico omaggia le atmosfere hollywoodiane degli anni ’50, con i suoi focosi pretendenti e le sue coraggiose eroine, incapaci di vivere insieme, ma ancor più incapaci di vivere separati (cit. Alfonso Rivera).
Se è raro assistere a un cinema d’animazione così maturo e spesso invero subalterno nel trattare temi complessi e adulti, è opportuno sottolineare come Chico & Rita si inserisca con disarmante autorevolezza nel filone elevato ad arte dal maestro del genere Miyazaki e poi rinverdito nei risvolti narrativi più realistici da Marjane Satrapj con Persepolis e Ari Folman con Valzer con Bashir, oltre a ergersi infine come una delle più convincenti testimonianze del rapporto intimo e profondo tra musica e vita.
Luca Buonaguidi
Un pensiero su “Chico & Rita (Fernando Trueba, Tono Errando, Javier Mariscal, 2010)”