Storie di sangue dall’Irlanda nel Doppio gioco di Marsh.
Il rapporto tra il cinema e il sangue sparso sull’isola di smeraldo va lontano nel tempo, come ogni storia tragica anche la perenne battaglia tra Irlanda e Regno Unito colpisce i mestieranti della settima arte. Doppio gioco, il nuovo caso è fedele alla qualità dei suoi predecessori, schizzando via per un istante nella direzione della spy story creando un diversivo inatteso per il dramma familiare diretto dal celebre regista James Marsh, autore di documentari di successo come Man on Wire e Project Nim.
Il suo delicato e importante ritorno al cinema di finzione si affianca al capolavoro di Alfredson, La talpa, nel restituire alle storie di spionaggio la natura calma adatta alle spie, uomini di parole più che di fucili e di pistole.
I giorni dell’IRA
La versatilità del cinema inglese, colosso delle spy story grazie a James Bond, trova dunque una pietra miliare in Shadow Dancer (titolo originale). Marsh ci trasporta subito tra le pagine di Tom Bradby, sceneggiatore e autore del romanzo da cui il film è tratto, in un periodo imprecisato a cavallo tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, indietro nel tempo a un giorno in cui la piccola Colette involontariamente manda a morte il suo fratellino Sean.
Anni dopo, nel 1993, Colette si trova a Londra con una borsa da lasciare nelle gallerie della metro, un attentato dellIRA, di cui fa parte, fallito a causa sua.
Le regole del gioco
Il gioco di Marsh inizia con lentezza, dando allo spettatore pane e acqua, le immagini e parole necessarie per riuscire a sopravvivere allo scorrere iniziale di Doppio Gioco, nutrendolo tendendo la corda di violino e provocando suoni forti e stacchi rapidi. Un pubblico in attesa che qualcosa di grosso accada.
Così sarà, in maniera inaspettata e stando alle regole di Marsh, il cui gioco imbocca una strada dritta e non incrocia alcun bivio: è il momento di dare il via e Colette è catturata dai servizi segreti britannici, rappresentati dall’agente Mac, spinta ad assecondare il suo buon cuore per chiudere con lIRA e a far da spia all’interno della sua stessa famiglia, dove i due fratelli Connor e Gerry complottano vicini alle alte fila dellorganizzazione terroristica nata per difendersi dai crimini dellesercito e della corona della vicina isola.
Un ensemble esemplare
Il chitarrista Dickon Hinchliffe mescola le sue musiche così bene all’immagine da non farsi notare, Rob Hardy illumina con grazia, persino le fiamme sembrano avere la loro poesia rimanendo impresso in ogni sua singola lingua di fuoco, allo stesso modo le lacrime di Andrea Riseborough, protagonista incredibile, e il suo comprimario Clive Owen che, come tutti gli altri, ha un ruolo secondario di fronte alla tragedia familiare nascosta.
È la conferma per un grande figlio darte, Domhnall Gleeson, per un regista abile maneggiatore dimmagini dogni genere, e per un paese che ancora sa come fare Cinema. Doppio Gioco è un film consigliato ai cacciatori di veri figli della Settima Arte, stanchi di vedere distribuiti solo kolossal e contro kolossal senza anima; James Marsh produce lesatto opposto, un lavoro fatto col cuore.
Fausto Vernazzani
Voto: 4/5