Outrage Beyond (Takeshi Kitano, 2012)

Dobbiamo essere pronti a riconoscerlo, Takeshi Kitano al termine delle riprese del terzo capitolo della saga di Outrage avrà diretto il corrispettivo giapponese della trilogia de Il Padrino. La mafia italiana negli USA e la mafia giapponese non hanno molto in comune confrontando i mondi di Beat e di Mario Puzo e Francis Ford Coppola: sentiamo l’odore del mare nella seconda, della vitalità e del legame indissolubile della famiglia, mentre la Yakuza colpisce violenta chiunque ponga il proprio corpo sulla via per l’acquisizione del potere assoluto. Ma il potere non rende la persona Uomo, il comando non dà il rispetto come un Don Vito Corleone può vantare. Il Padrino di Takeshi Kitano è la falce della morte, il cancro.

Outrage Beyond
Takeshi Kitano e Fumiyo Kohinata nel ruolo del Detective Kataoka.

In concorso alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2012 Takeshi Kitano ha presentato il sequel al suo ritorno al cinema “normale” dopo l’incantevole trilogia del suicidio, Outrage Beyond, la prova decisiva dell’assenza di confini e limiti per l’infamia di una razza sporca d’onore sulle labbra, un sentimento che scivola via dal loro corpo come olio.

Otomo (Beat Takeshi) fu arrestato cinque anni prima al termine del primo film, dato per morto dopo essere stato accoltellato da Kimura (Hideo Nakamura), sfregiato sul volto da lui stesso. La verità si allontana dai fatti e nel tempo Otomo ha vissuto in silenzio in carcere, Kimura ha aperto un club dove giocare a baseball e Kato (Tomokazu Miura), dopo aver ucciso il Boss Sekiuchi, è il nuovo capo della famiglia Sanno, in crescita economica grazie a Ishihara (Ryo Kase), ex braccio destro traditore di Otomo, mente brillante e capace. Al Detective Kataoka (Fumiyo Kohinata) non piace però il comportamento della famiglia Sanno, un tempo più gentile con lui, poliziotto corrotto al servizio della Yakuza, ed ecco che sotto gli occhi di tutti cerca di trovare un modo di detronizzare Kato con l’aiuto della più importante famiglia di Osaka.

Outrage Beyond
La famiglia Sanno con Tomokazu Miura al centro e Ryo Kase alla sua destra

Il mondo di Outrage si allarga, va oltre, come il titolo Outrage Beyond suggerisce senza sfumature: il Giappone è infetto, da Tokyo ci si allarga fino ad Osaka, la stazione di polizia acquisisce un ruolo centrale ed il suo apporto nelle guerre Yakuza è fondamentale. Kataoka/Kohinata è il nuovo co-protagonista insieme allo stesso Kitano, apparizione celestiale con la sua sola presenza fisica, maestro burattinaio dall’espressione vuota, quasi un fantasma d’un mondo colorato e ancora legato a principi apparentemente immortale, immerso fin su al capo negli asettici spazi della famiglia Sanno. Ma le sorprese sono inevitabili, un paese governato da un’anarchia invisibile non può mantenere l’ordine in eterno e così Outrage Beyond fa strage ancora una volta delle credenze dello spettatore, spinto nei panni del Detective Shigeta (Yutaka Matsushige), il riflesso di Otomo.

Tuttavia qualcosa manca, e l’ironia del buffone scespiriano interpretato da Beat Takeshi viene ridimensionata e fa strada ad un occhio più indagatore, la macchina da presa viviseziona il cambiamento grazie a cui tutto riesce a restare uguale. Il siciliano Tomasi da Lampedusa potrebbe vedere in questi film una perfetta allegoria del potere, trasmesso al pubblico col sangue di questi spettri che si agitano sullo schermo, curiose creature inconsapevoli del male che li attende. Noi spettatori non lo siamo.

Fausto Vernazzani

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