Il treno per Lisbona non va preso
Raimund Gregorius (Jeremy Irons) è un uomo che non conosce il sonno né la scintilla della vita. È professore a Berna e dedica tutto se stesso al proprio lavoro. Un giorno però, mentre va a scuola, scorge una ragazza in procinto di buttarsi giù da un ponte e, spiccando un balzo, la salva. La donna poco più tardi scompare nel nulla, lasciando di sé soltanto un impermeabile rosso contenente un antico volumetto: L’orafo delle parole di Amadeu De Prado.
Il mistero legato alla figura dello scrittore portoghese è la spinta irrazionale al viaggio notturno di Gregorius, deciso a ripercorrere passi e versi dello sconosciuto che lo affascina attraverso le assolate strade di Lisbona.
Stelle sprecate
Storia di un libro nel libro, Treno di notte per Lisbona è l’adattamento cinematografico dell’opera omonima di Pascal Mercier compiuto da Bille August: un film che, se non fosse per il ricco cast (oltre ad Irons sono infatti presenti Tom Courtenay, Bruno Ganz, Martina Gedeck, Mélanie Laurent, Christopher Lee, Jack Huston, Lena Olin) e la lontana parvenza di ciò da cui trae ispirazione, non avrebbe punti d’interesse degni di nota.
La pregnante filosofia dello scritto di De Prado, riportata ad alta voce da Gregorius durante il suo pellegrinaggio, cede ben presto il passo all’inconsistenza del triangolo amoroso (chiarito man mano dalle lunghe e numerose digressioni) che unì e poi divise la brigata rivoluzionaria di cui faceva parte il giovane poeta.
Ciascun frammento della narrazione è diluito fino alla vera e propria noia e l’unico motivo di curiosità che ne deriva diventa il riconoscimento dei volti illustri assegnati ai personaggi nel loro salto storico dal passato al presente: fra tutti trionfano con regale eleganza il dolente farmacista-scacchista di Ganz e l’inconsueto prete di Lee.
Un treno mai partito
Ma tutto questo non basta a dar senso a un racconto che vorrebbe ripiegare sul fatto stesso di essere stato narrato. Treno di notte per Lisbona presume di far proprio il principio della supremazia della meta sul viaggio, del “non esiste significato a parte l’azione stessa di cercarne uno”.
L’impresa di Bille August fallisce così, impantanandosi nella banale retorica di un saluto romantico alla stazione. E il suo fuori concorso alla 63esima Berlinale si rivela tanto atteso quanto deludente.
Francesca Fichera
Voto: 1.5/5
Dove trovo il libro”l’orzfo delle parole “
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“L’orafo delle parole” credo sia un libro totalmente inventato dall’autore del romanzo da cui è tratto il film. Quest’ultimo (l’autore) sarebbe Pascal Mercier ;)
– Fran
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