Nobody’s Daughter Haewon, la nuova introspettiva zoomata di Hong Sang-soo in concorso alla Berlinale – di Fausto Vernazzani.
Hong Sang-soo sa volare alla velocità dei pensieri, il suo mestiere è quello di catturarli e racchiuderli allinterno di uninquadratura. È rapido come un giaguaro, si apposta dietro ai tavoli dove i suoi protagonisti si raccolgono per mangiare e bere, come un branco di zebre sulle sponde del fiume.
Guardare un suo film è come assistere ad un safari, le prede più ambite sono i sospiri e gli sguardi lontani, presi tra le mani con uno zoom deciso e preciso, non casuale e non rozzo come potrebbe apparire se usata da qualcun altro. Vederlo in azione è un piacere per gli occhi, un regista dal tratto di pennello unico ed inconfondibile.
Per la prima volta nella competizione ufficiale della Berlinale, il coreano rappresenta lAsia intera, unico partecipante dellintera ala estrema del continente, ed il suo film era tra i favoriti dellintera programmazione.
Nobodys Daughter Haewon sè librato nellaria leggero come i suoi zoom, delicato come le relazioni interpersonali della protagonista Haewon, studentessa di recitazione il cui mito è Jane Birkin apparsa in uno splendido cammeo iniziale -, lasciata sola dalla madre appena immigrata in Canada. Figlia di nessuno, bada a se stessa cercando di chiudere la storia avuta col suo Professore Seongjun, sposato ma affezionato alla ragazza, tenuta segreta per tanto tempo e poi rivelata ad i suoi compagni di corso.
È Haewon ad affrontare la vita, ad osservarla accettandola nei suoi misteri, elogiando linvenzione della bandiera, grazie a cui si può vedere il vento, così come labbandono allastratto ed alle emozioni date dalla Settima Sinfonia di Beethoven, ascoltata tramite un registratore portatile di fronte al panorama della fortezza di Namhan.
Hong Sang-soo continua a guardare da lontano, aggiungendo alle sue credibili marionette un piglio ironico, divertente, capace di dare un po’ più di pepe alla storia, così da potersi contrapporre al meglio allopposto, vero protagonista di un film che sottolinea la solitudine già a partire dal solitudine già a partire dal suo titolo.
Interamente ambientato tra il West Village e Namhan, ai confini di Seoul, Nobodys Daughter Haewon lascia nello spettatore una precisa mappa delle immagini, come un racconto fotografico, instilla nella mente dettagli precisi che fanno comprendere quali siano i momenti veramente importanti.
È significativo lincontro con Jungwon (Kim Eui-sung, uomo di mezzetà che dichiara dinsegnare in ununiversità negli Stati Uniti, di essere amico stretto di Martin Scorsese e di voler sposare Haewon dopo solo poche ore dal loro incontro: proposta seriamente presa in considerazione, forse come un grido dallarme, forse per esprimere al meglio la mancanza di una figura paterna nella sua vita.
Contribuisce allottima riuscita di Nobodys Daughter Haewon il cast composto da Jung Eun-chae, conosciuta nel bellissimo Haunters di Kim Min-suk, Lee Sun-gyun, alla ribalta nellultimo anno in All About My Wife ed Helpless nonché nel più vecchio Okis Movie dello stesso Hong Sang-soo, ed il trio Yu Jun-sang (In Another Country), Ye Ji-won (Hahaha) e Kim Eui-sung (The Day He Arrives).
Dispiace sapere che la Corea sia tornata a casa senza un solo Orso da poter portare sulle mura di Namhan, ma per fortuna Hong Sang-soo non si fermerà qui e, del resto, si è già da lungo tempo guadagnato un posto nella storia del Cinema, quando un maiale cadde in un pozzo.