BERLINO63: l’inizio – di Francesca Fichera.
Benvenuta, 63esima Berlinale (o 36esima, come detto da quella povera anima del presentatore scelto per introdurre la premiere stampa di oggi). Ti sei fatta desiderare, attendere e anche maledire, ma sai come ricompensarci – almeno a giudicare dalle tue 24 ore iniziali.
La strada per raggiungerti è impervia e piena di ostacoli: a cominciare dai tassisti che ti insultano se non lasci loro una mancia adeguata, piantandoti nel bel mezzo del nulla perché a Berlino ci sono almeno cinque strade con lo stesso nome. Passando per i proprietari di casa che organizzano improvvisate cacce al tesoro con in palio le chiavi dellappartamento che hanno dato in affitto. Continuando con gli steward indemoniati dei musei, che ti strattonano e quasi ti menano per aver aperto accidentalmente la porta sbagliata. E finendo con i giornalisti italiani che, durante la PRIMA PROIEZIONE-STAMPA del Festival, già dicono di aver sonno.
Ma non faremo gli italiani che criticano gli italiani, perché è troppo italiano, e perché fuori la neve su Berlino è troppo bella per pensare alle cose brutte.
Questa città a pois di panna, così rigida ma anche così flessibile, che ci regala la 63esima edizione di uno dei Festival internazionali più stupefacenti del pianeta, è disseminata di Storia, nostalgia e forza. Pezzi di passato emergono casualmente dallasfalto liscio delle sue strade geometricamente delimitate, pulite che manco la tavola di casa vostra, e intanto pretzel, ciambelle glassate, currywurst e chioschetti di cibo thai colorano di insegne e di odori tipici lapparente grigiore circostante.
Torri di tavolette di Ritter attraversano i luoghi del festival , su tutti il Cinemaxxi, dove si svolge gran parte delle proiezioni. Una di queste – la prima per la stampa, che citavamo pocanzi – è The Grandmasters di Wong Kar-wai, con Tony Leung Chiu-wai, Zhang Ziyi e Chang Chen, film dapertura della manifestazione. Un lavoro di cui vi diremo presto e prima di entrare nel pieno della competizione ufficiale.
Ora ci aspettano dodici ore di lavoro e una Berlino che dai pois è passata alla tinta unita. Naturalmente bianca.