The Impossible - CineFatti

The Impossible (Juan Antonio Bayona, 2012)

di Fausto Vernazzani.

Il finale di El Orfanato (titolo internazionale The Orphanage) è ancora ben impresso nella mia memoria. Capire come mai una personalità come Guillermo Del Toro si sia da subito interessato al progetto dello spagnolo Juan Antonio Bayona è molto semplice, il successo che seguì fu meritato, tanto grande da eguagliare quasi il precedente e più famoso The Others del conterraneo Alejandro Amenabar. Dopo quattro anni dal suo esordio con l’horror, Bayona è tornato con una produzione spagnola in lingua inglese, con tanto di cast internazionale composto dai due protagonisti Ewan McGregor e Naomi Watts. Destinazione, Thailandia.

The Impossible è l’impossibile che sconvolse un’intera regione nel 2004 nel sud est asiatico quando un potente tsunami colpì le coste della Thailandia e non solo, distruggendo qualunque cosa si trovasse sulla sua strada: case, foreste, alberghi, persone. È il caso anche di Henry e Maria Bennett, in vacanza con i loro tre figli, colti di sorpresa dal disastro da cui inizia il dramma: la famiglia è spezzata, i tre bambini si perdono di volta in volta e la ricerca dei propri cari tra ospedali e cimiteri improvvisati è estenuante. Su quasi due ore di film, Bayona non pensa mai per un solo istante a creare una vera empatia con i personaggi, semplici pretesti per mostrare una sequela di scene tragiche e racconti di orrore.

Ci si allontana sempre di più da quella che è in realtà la storia vera di una famiglia spagnola, vicenda forse un po’ troppo romanzata, fatta di corse e momenti di suspense così artificiosi da rendere sì drammatica l’intera costruzione narrativa, ma anche banale e prevedibile l’intero procedimento scritto da Sergio G. Sánchez. The Impossible si rivela non essere nulla più di un semplice rincorrersi girato tanto per sconvolgere gli animi, muovere a pietà e compassione lo spettatore tirandogli fuori dagli occhi anche la più remota lacrima. Far piangere è lo scopo, riuscito a metà se pensiamo al semplice fatto che il finale è ben visibile ad occhi nudi, senza aver alcun bisogno di sottoporsi all’ora e mezza seguita dall’ottima scena dello tsunami, non più drammatica di quanto ci fece vedere Clint Eastwood nel suo bellissimo Hereafter.

Un peccato che un regista come Bayona si sia dato ad un genere di film populista come The Impossible, fino a diverse settimane fa considerato persino papabile per correre verso l’Oscar del miglior film, una gara per fortuna persa con film di valore sicuramente superiore, anche se i Goya sono ancora, purtroppo, alla sua portata. Inutile discutere delle interpretazioni dei protagonisti, buoni mestieranti al limite del fastidioso, così come delle patetiche musiche di Fernando Velázquez.

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