The Last Stand: la nuova sfida di Schwarzy – di Fausto Vernazzani.
Il ritorno di Arnold Schwarzenegger al cinema: come si può reagire ad una cosa simile, come può un comune mortale non correre nelle sale più vicine per vedere ancora una volta quel grugno austriaco sparare battute terribili sul come farà a pezzi questo o quel cattivo. Impossibile resistere, a meno che non siate fan del cinema dazione che lo ha reso tanto famoso da poter ottenere la carica di Governator della California. Non è però lunica ragione per cui andare al cinema a vedere The Last Stand, tuttaltro: la prima e principale è infatti lesordio negli Stati Uniti del regista coreano Kim Ji-woon, fattosi conoscere alla platea internazionale prima con il k-horror A Tale of Two Sisters, poi con i thriller A Bittersweet Life ed I Saw the Devil, passando per il western Il buono il matto il cattivo.
Un curriculum eccellente per i produttori doltreoceano desiderosi di succhiar lanima ai maestri della Sud Corea, il curriculum necessario per affrontare la produzione dun western/action movie contemporaneo. La storia è semplice, Ray Owens (Arnie) è lanziano sceriffo di Sommerton, cittadina sonnacchiosa al confine con il Messico dove i crimini da risolvere coinvolgono sempre dei gattini sopra a un albero e niente più. A scuotere le sabbie di Sommerton sarà il fuggitivo Gabriel Cortez (Eduardo Noriega), signore della droga scivolato via dalle mani dellFBI, rappresentata dallagente Bannister (Forest Whitaker). Mentre Cortez elude tutti i posti di blocco delle forze di polizia, Owens si prepara insieme alla sua squadra di vice a bloccare il passaggio del criminale con ogni mezzo a sua disposizione.
Del regista di A bittersweet life sopravvive ben poco, la cura dellimmagine e la costruzione della scena va a farsi friggere a favore di una regia da mestierante devoto al divertimento e niente più. In poche parole The Last Stand non è né più né meno di un film dazione qualunque, fatto per divertire e che riesce a divertire nonostante la peggiore interpretazione di tutta la lunga carriera di Schwarzenegger il che è tutto dire accompagnato però da un cast di tutto rispetto che vede nei comprimari attori di qualità come Peter Stormare, Luis Guzman, Rodrigo Santoro e i meno capaci Johnny Knoxville e Jaimie Alexander, a cui si aggiunge poi un breve quanto epico cammeo di Harry Dean Stanton. Gioca, il regista, gioca con quelle icone e quegli attori da lui visti solo da lontano, incapaci di raggiungere la stessa espressività di attori del calibro di Choi Min-sik e Lee Byung-hun a cui lui era abituato, togliendo profondità ad ogni primo piano.
The Last Stand vale in realtà solo nella sua fetta finale, senza proiettili e senza scazzottate è come un film qualunque con Dolph Lundgren accompagnato da pochi sprazzi di grande regia, talmente brevi da non giustificare, in effetti, lutilizzo dellaggettivo grande, messo lì più per nostalgia del talento del regista che altro. Volendo farla breve, Lultima sfida è un film fatto per chi cerca un action movie standard e due ore di divertimento senza chiedere nullaltro. Per Kim Ji-woon ci auguriamo un fruttuoso ritorno a casa per lavorare con ciò che meglio conosce.
Sorte toccata a tanti grandi del cinema orientale, vedi anche John Woo.
Io continuo a sostenere la superiorità del cinema asiatico,solo loro riescono a far risorgere come una fenice il cinema di genere.
Prendi ad esempio ;L’uomo che veniva dal nulla,man from nowhere sti cazzi è un grandissimo grandissimo film, violentissimo e commovente.
ps: però Arnold mi è sempre piaciuto e per affetto e nostalgia mi gusterò anche sta roba va!
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