La cosa più brutta della VII edizione del Festival Internazionale del Film di Roma è la scelta di premiare Rise of the Guardians (in italiano Le 5 Leggende) con il premio Vanity Fair International Award for Cinematic Experience presentandolo con queste parole sulla guida alla programmazione del Festival: «Vanity Fair e il Festival vogliono segnalare lestrema originalità di questo nuovo film danimazione in 3D e la continua capacità di rinnovamento testimoniata dalle produzioni della DreamWorks Animation». Come si possa definire originale lintera produzione della DreamWorks Animation diretta da Jeffrey Katzenberg, a sfilare anonimamente sul red carpet, felice del suo pasciuto portafogli, non se ne ha idea.
Un tempo promettente studios deccellenza, con capolavori come Z la Formica e lottimo biblico Il principe dEgitto, oggi è lesempio più calzante di produzione industriale in serie: Shrek giunto al quarto episodio più lo spin-off Il gatto con gli stivali, Kung-Fu Panda, di cui furono previsti 5 sequel già all’uscita del primo (terribile) episodio, Madagascar arrivato al terzo questanno. Meglio non si può dire di Shark Tale, Bee Movie, Megamind, pochi sono i film buoni come Dragon Trainer e lottimo Giù per il tubo, realizzato però dai geni dellinglese Aardman. Il nuovo film di Peter Ramsey si pavoneggia sul tappeto rosso, orgoglioso desser considerato uneccellenza nonostante nulla di nuovo sia sul fronte dellanimazione di Katzenberg.
Film natalizio, nonostante esca a fine Novembre, è la storia di Jack Frost, una delle tante leggende per bambini, come Babbo Natale, Sandman, il Coniglio Pasquale e la Fatina dei Denti. Il mondo è popolato da queste creature mitiche, il cui scopo è quello di render felici i bambini di tutto il mondo, un centro che Jack ancora non conosce, fino a quando lUomo Nero non ritorna dall’abisso in cui era stato imprigionato, per cercare di conquistare il mondo con i suoi incubi, lanciando ogni singolo individuo in una vita nera come la pece. Potremmo anche scrivere spoiler vari, il finale non è certo una sorpresa, quasi copiato dalla trama di Dragon Trainer, identico persino nella resa con tanto di voce fuori campo a inizio/fine, descrivendo la situazione del prima e del dopo.
Non ci sono sorprese, non ci sono momenti indimenticabili, citazioni vengono invece sparse a destra e sinistra, chiamando in causa Jurassic Park e persino The Avengers, ma nulla nella storia può sorprendere chi di cinema ne mastica tutte le settimane. Se Ramsey si fa valere è per una sequela dimmagini dazione che hanno dello spettacolare, rese meravigliosamente, ma difficile da sopportare con un 3D che sforza gli occhi più del normale, costringendosi a succhiar lenergia dello spettatore per riuscire a dare una buona resa al film. Rise of the Guardians è la solita coming of age story della DreamWorks, ben lontana dallessere originale, né particolare, né eccellente, il premio non si spiega se non come scusa per invitare più gente ad occupare la sala grazie a Guillermo Del Toro che nulla centra con laspetto pratico, essendo ivi presente in qualità di produttore esecutivo.
Sorprende invece il cast di voci, attori tutti famosi, talenti in sala di doppiaggio, tra cui in particolare Hugh Jackman nel ruolo del coniglio pasquale – a cui i sottotitoli si riferiscono come Calmoniglio senza un motivo razionale -, con tanto di accento australiano. Nel resto del club dei Guardians vi sono Chris Pine (Jack Frost), Jude Law (Uomo Nero), Alec Baldwin (Nord, alias Babbo Natale) ed Isla Fisher (Fatina dei Denti). Nel complesso ci si può divertire, se ci si dimentica che si naviga acque conosciute a memoria, ma un premio come quello deciso da Vanity Fair e il Festival, non ce lo si spiega affatto.
sinceramente a me non piacque nemmeno più di tanto schreck
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