A Roma 7 l’ostia è insapore e cala il freddo del Nord – di Fausto Vernazzani.
Il sabato i lupi scendono a valle, come sciacalli si aggirano di colpo nellAuditorium al suo primo fine settimana pronto ad accogliere le folle del popolo e del popolino romano e di tutta Italia.
A Roma 7 sinizia ad avere difficoltà a camminare, il prendersi a spallate diventa il primo modo per prendere contatto con gli altri appassionati di cinema e farsi maledire nel momento in cui ci si schianta contro angoli di tavolo su cui poggiano bicchieri di vino e tablet pericolosamente vicini alla traiettoria del vino schizzato fuori.
Insomma, è iniziato il Festival, ufficialmente. Le prime star, o almeno quelle più note e ricercate dal pubblico del villaggio romano: Carlo Verdone viene per presentare il documentario su se stesso, Carlo!; Sergio Rubini e Margherita Buy per La scoperta dellacqua di Susanna Nicchiarelli; il giovane cast del film di Claudio Giovannesi Alì ha gli occhi azzurri.
Il dazio all’Italia
LItalia è una sfortunata conseguenza che si deve subire ad ogni festival che ha qui sede: in qualunque concorso ci sarà sempre uno di loro e per forza di cose dovranno vincere un premio in una qualunque sezione.
La giornata è dunque iniziata con linaugurazione del concorso ufficiale per il Bel Paese, col razzista Alì ha gli occhi azzurri, un racconto darabi col Corano for Dummies al posto del cervello.
Applausi, quasi unovazione per un film che dovrebbe esser motivo di vergogna sia per i produttori che i realizzatori, eppure molti son pronti a difendere a spada tratta il film di Giovannesi, forti di una motivazione che ha del preoccupante: lIslam di Alì è realtà.
Restrizioni assurde, follie giovanili e comportamenti al limite dellumano, la realtà dei fatti è reietta, scaraventata nel dimenticatoio dalla realtà di cronaca.
Una delusione che sarà difficile da superare, poiché il terrore che qualche premio possa essere assegnato a tale orrore infesterà i nostri pensieri fino allancor lontano momento della consegna del MarcAurelio.
Consolazioni
Tuttavia è pur sempre il secondo giorno di Roma 7, ancora si deve entrare nel vivo e dunque ci si getta a vedere qualcosa di più leggero come Il piccolo principe 3D: il pianeta del serpente.
Un piccolo film danimazione prodotto da Rai Fiction in collaborazione con la Francia, tratto dal celebre romanzo di Antoine de Saint-Exupéry, che serve al suo scopo: far divertire e pensare tutti i bambini.
Non a caso era nella sezione indipendente Alice nella Città. Intanto le folle escono dal secondo dei film Fuori Concorso, Mental di P.J. Hogan, apprezzato allunanimità e perduto a favore duna pausa per respirare prima del grande evento iniziale di Roma 7.
L’evento Verhoeven
Alle 16:30 entra lui, Paul Verhoeven, una leggenda del cinema degli anni 80 e 90, regista di grandi cult del cinema come Atto di forza, Starship Troopers, Robocop e Basic Instinct.
Si presenta Tricked, un mediometraggio di 52 minuti realizzato con laiuto di 26’000 sceneggiatori del popolo; a seguire, lincontro con lautore.
E lì sono iniziati 30 minuti in cui era impossibile non stare ad ascoltare ogni singola parola.
Si scopre così del disprezzo verso il remake di Total Recall e del futuro Robocop, della gioia nel lavorare su temi come lignoto e dei progetti mai realizzati come The Crusaders e, in più, qualche anticipazione sul prossimo film incentrato sulla vita di Gesù, Jesus: The Man, tratto dal libro dello stesso V., in cui si analizzano teorie come la nascita di Gesù in seguito ad uno stupro di Maria.
Le sorprese dal concorso di Roma 7
Cose per cui gioire, progetti da aspettare, ma un faccia a faccia che deve ancora avvenire, domani pomeriggio subito dopo pranzo.
Sorprende invece con piacere il primo Film con la F maiuscola nella sezione del concorso ufficiale: Spose celesti dei mari della pianura del russo Aleksey Fedorchenko.
Fotografia eccezionale che lascia a bocca aperta, anche grazie alle costanti O da pronunciare di volta in volta per ricordarsi i nomi di tutte le protagoniste di questa bizzarra avventura onirica.
Un film per cui tifare era quello che ci voleva, il fascino che Fedorchenko è stato capace di trasmettere è poesia per le menti stanche dal troppo pensare e per le tante parole da scrivere.
La visione di Müller prende quindi corpo e la sua intenzione di far conoscere a tutti il Cinema dogni angolo del mondo si fa sentire al Roma 7.