Ridete e spaventatevi con i delitti del gatto nero! – di Roberto Manuel Palo.
I delitti del gatto nero è un simpaticissimo film ad episodi diretto nel 1990 da John Harrison e presenta tra le sue fila attori all’epoca non ancora famosi, come Steve Buscemi, Christian Slater e Julianne Moore.
Una strega (Deborah Videodrome Harry) ha chiuso in gabbia il piccolo Timmy (Matthew Lawrence) e sta preparando il forno per cuocere il bambino. Nell’attesa che il forno sia caldo al punto giusto, Timmy cerca di guadagnare tempo raccontando alla strega tre storie dell’orrore dal libro che la strega stessa gli aveva offerto per ingannare l’attesa.
Storie nella storia
La prima storia narra dello studente Bellingham (Steve Buscemi) che rianima una mummia per vendicarsi di due colleghi, Susan (Julianne Moore) e Lee (Robert Sedgwick) che cospirano per cacciarlo fuori dal college; nella seconda storia il miliardario Drogan (William Hickey) ingaggia un killer professionista, Halston (David Johansen), per liberarsi di un gatto; nella terza storia un gargoyle prende vita ed uccide un uomo sotto gli occhi dell’artista Preston (James Remar). Il gargoyle risparmierà la vita a Preston in cambio della promessa di non dire a nessuno ciò che ha visto. Poco dopo Preston incontra Carola (Rae Dawn Chong).
Nonostante il chiaro stampo televisivo, i nomi altisonanti che partecipano alla pellicola rendono I delitti del gatto nero un film godibilissimo adatto a novanta minuti di assoluto intrattenimento.
Gli episodi
Il primo episodio, Lotto 249, è il più fiacco, tratto da un racconto di Sir Arthur Conan Doyle e riadattato sullo schermo dalla penna di Michael McDowell, incapace di regalare brividi nonostante il livello assoluto del cast e l’inquietante espressione che Steve Buscemi riesce a mantenere in ogni scena.
Peccato che la mummia (Michael Deak) sia più tenera, romantica e carina che spaventosa e assetata di vendetta.
Nonostante lo spettatore sia dunque preparato al peggio, il secondo episodio, Il gatto nero, tratto da un racconto di Stephen King e sceneggiato nientepopodimeno che da George A. Romero, è un capolavoro di humour, horror e brividi grotteschi nonché di trovate registiche di qualità non certo televisiva.
Qui va ricordato anche il make-up e la scena splatter conclusiva dove (SPOILER)
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il gatto nero entra completamente nel corpo di Halston usando come porta la bocca…e poi ne fuoriesce usando la stessa porta (FINE SPOILER).
Da segnalare anche gli ottimi giochi di luce ed ombra e soprattutto lo sguardo furtivo del gatto nell’oscurità che ricorda i grandi thriller italiani di Argento, Fulci, etc. etc.
Non è da meno il terzo episodio, La promessa degli amanti, sempre sceneggiato da Michael McDowell ed ispirato al folklore giapponese. In questo episodio MacDowell è sicuramente più in vena rispetto al primo e ci regala una storia d’amore con venature horror che non regala particolari spaventi, ma la sensazione perenne che prima o poi succeda qualcosa che fa tenere sempre desta l’attenzione. La bellezza scenografica della presenza del gargoyle all’inizio e alla fine del mini-film è una cosa che non si può spiegare a parole, dovete assolutamente vedere, spettacolo!
Da Creepshow in poi
I delitti del gatto nero, che Tom Savini ha dichiarato essere il terzo capitolo ufficiale della serie Creepshow (nonostante, come sappiamo, nel 2006, è effettivamente uscito Creepshow 3, ma con una crew completamente differente dai primi due, mentre nei Delitti abbiamo King, Romero, McDowell, Harrison, tutti presenti nei primi due episodi) è un piacevole horror con forti venature ironiche che vi farà gustare un tipo di cinema che, forse, oggi, non si gira più.
Ne è un esempio il pessimo Campfire Stories del 2001 che, provando a ricalcare le orme de I delitti del gatto nero, ottiene il risultato di far addormentare tutti dopo un quarto d’ora.