Take This Waltz

Take This Waltz (Sarah Polley, 2011)

Take This Waltz: le conseguenze dell’amore secondo Sarah Polley.

Le conseguenze dell’amore potrebbe benissimo non essere il titolo di un film di Sorrentino, ma il modo giusto per riassumere in poche parole il cinema di Sarah Polley.

L’ideale d’amore nel cinema è la perfezione e la vita eterna, un patto suggellato dinanzi ai titoli di coda e che con assoluta certezza vedrà la sua fine solo con la morte: è questo un pensiero che sfiora anche la mente di Lou, convinto che sua moglie Margot lo avrebbe accompagnato fin nella tomba, ma le anime incomplete non sempre sono fatte per essere ricostruite nell’immagine che ci si figura.

Lei respira a difficoltà, vive con difficoltà nel terrore di essere in uno stato costante di transizione, come quei rapporti in cui non sai se è amore o no. Sarah Polley così ci dimostra che in taluni casi l’unità, in senso numerico, può essere doppia: due sono le persone che vivono nella paura di stare nel limbo, perché vivranno proiettate sia su un lato che sull’altro.

Una canzone difficile

Le relazioni sono fatte di momenti imbarazzanti, sono un valzer che va colto al momento, ma possono durare quanto il tempo di una canzone, o il tempo di un film come Take This Waltz, il quale prende il titolo da un brano di Leonard Cohen, inserito anche nella colonna sonora per musicare una delle sequenze più belle e tragiche del film.

Il racconto parla di Margot e Lou, sposati da anni, senza figli, ma con tanto pollo da cucinare per via del lavoro di lui: scrittore di libri di ricette di (solo) pollo. Cosa può capitare quando lei, insoddisfatta, incontra Daniel?

Affascinante, spaventato ma reattivo, artista nascosto e passionale come un adolescente: una storia d’amore che segna un ritorno alla pubertà, un ruolo per la protagonista Michelle Williams che la riporta ad uno dei grandi film in cui interpretò la stessa inquietudine, Blue Valentine.

Come si vive con nient’altro che pollo nel piatto, con gli stessi giochi col marito Seth Rogen, le stesse amicizie, quando incontri Luke Kirby che ti fa sentire una ragazzina ancora una volta?

Uno sguardo viscerale

La regista sviscera le relazioni, ne strappa le interiora per mostrare il sangue: l’amore non è gioia per tutti, ha delle conseguenze, degli obblighi, dei diritti verso tutti e se stessi. Da che parte si schiererà Margot è il senso di tutto il film, un’opera che s’accompagna ai racconti dell’insoddisfazione come il su citato Blue Valentine, ma anche il Revolutionary Road di Sam Mendes, racconti in cui si aspira a qualcosa di più che talvolta non si riesce ad identificare come più di un qualcosa.

Così la regia lavora, mostrando volti spenti, umani – la bellezza impossibile della Williams di Marilyn è svanita – riunendoli insieme in totali che prendono le distanze con degli stacchi affilati per poi addolcirsi, diventare più liscio, quando è il momento di mostrare la cruda verità. Nomination all’Oscar per la Miglior Sceneggiatura a Sarah Polley? Sarebbe tutt’altro che immeritata.

E i colori di Luc Montpellier? Sono i colori di tutti i giorni, più accesi così come ci appaiono ogni volta che siamo in preda alle emozioni forti, le stesse di certi amori che ci sembrano nuovi, ma che talvolta hanno lo stesso odore, lo stesso sapore di altre già vissute e già diventate vecchie, perché come dicono in Take This Waltz Il nuovo diventa vecchioe alla fine, stando al titolo del libro di ricette di Lou, Tastes like Chicken, tutto sembra sapere di pollo.

Fausto Vernazzani

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