Diario del FEFF: quarta parte – di Francesca Fichera.
Vola il tempo qui al Far East Film Festival. E volano anche parecchie risate nella sala del Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Troppe risate. In questa sorta di sunto degli ultimi tre giorni trascorsi i vostri inviati udinesi vorrebbero potervi trasmettere integralmente lesperienza quasi di carattere clinico vissuta a contatto con il pubblico del FEFF.
Per mancanza di tempo e di spazio, ci limiteremo a menzionare alcuni momenti fra i più significativi e con la cui messa in evidenza intendiamo fare un appunto non solo allassortimento di casi umani frequentanti il festival, ma anche alle diverse cadute di stile presenti nella selezione dei film.
A cominciare dallo sfoggio dintellettualismo becero con la semi-standing ovation conclusiva della proiezione di Song of Silence in molti avevano sospirato di sollievo al comparire dei titoli di coda passando per le risate sguaiate da accompagnamento al Sukiyaiki di Tetsu Maeda, commedia resa ancora più demenziale dallo stessa platea, di quelle che ritraggono clamorosamente lamore incondizionato di una larga fetta di popolo per lumorismo da cinepanettone.
Una breve risalita
Doc e Frannie delusi dalla pellicola, ma ancor di più dai vicini di posto, si sentono in dovere di abbandonare la sala. E la storia di delusioni continua il giorno dopo con il già demolito The Egoists. La premiere serale ospita invece un film gradevolissimo che, tuttavia, si offre purtroppo a facili fraintendimenti dai cinepanettoniani: stiamo parlando di It Gets Better del(la) thailandese Tanwarin Sukkhapisit di cui riparleremo a breve.
Ma il boom vero e proprio lo fa lerotico fantascientifico The 33D Invader per il quale una sala gremita sfida il sonno e lora tarda: di questultimo non possiamo non riassumervi la trama da premio, riguardante la missione di una giovane donna proveniente dal futuro al fine di trovare lo sperma perfetto per la conservazione della specie umana.
Il trash straripante manda in visibilio gli spettatori mentre Frannie, lasciata sola da un Doc dormiente sulla sua spalla, è costretta a inorridire davanti a peni a forma di cactus. Forse è stata proprio questa immagine traumatica a provocare la fuoriuscita del sole dopo 10 giorni di buio, chissà per il resto, speriamo di (sentir) ridere di meno e sorridere di più nei prossimi giorni.