di Francesca Fichera e Fausto Vernazzani.
C’erano una volta un Doc e una Frannie che, un giorno, spinti soltanto dalla curiosità, decisero di andare a (ri)vedere Titanic al cinema. Perché era in 3D, perché sennò? (In realtà per piangere, confessa Frannie, perché disperarsi al cinema è catartico).
La visione rapidamente si è trasformata in un esperimento antropologico, una sorta de La mia vita tra i Gorilla per scoprire come molte creature si avvicinano allo schermo magico dove a distanza di quasi 15 anni torna ad affondare ancora una volta il transatlantico, ma anche vari organi genitali di fronte a una storia che non ha dell’eccezionale.
Mancava solo Tarzan in sala e fauna e flora amazzoniche sarebbero state al completo. Come vorremmo potervi allegare un file audio di ciò che abbiamo udito in quel cinema…
Frannie e la ricerca della catarsi sono molto presto andate a farsi benedire. Scene epiche, mandate a memoria dai fan del film, come quella in cui la vecchia Rose comincia a raccontare oppure la famosa passeggiata sul ponte della nave durante la quale Jack mostra alla signorina dal lungo cognome i disegni delle puttane parigine, sono state salutate da commenti e acclamazioni letteralmente irripetibili. [Proviamo a riportarvene una: “Uà, ten’e pil comm’a nonno!”, trad.: “Uà, ha una peluria pari a quella di mio nonno“, in riferimento al ritratto di una delle prostitute, rappresentata con un folto e umanissimo batuffolo scuro nell’incavo dell’ascella]
Del resto parliamo di un film campione d’incassi degli anni ’90 e di nuovo anche adesso che attira qualunque tipo di essere umano, ma soprattutto ominidi come su dimostrato dai campioni audio raccolti dalle orecchie di Fran.
Si potrebbe dire che James Cameron abbia stipulato un patto col diavolo affinché ogni suo film distruggesse tutti i botteghini con le folle immense che non aspettano altro che vedere la sua tecnica eccelsa e le grandiose cornici scenografiche sprecate con delle storielle indegne, trite e ritrite, come se il pubblico fosse composto da cuccioli di pinguini dentro cui vanno vomitate cose già mangiate e più facili da digerire.
Il QI spesso è anche quello di un pinguino, come dimostrano alcuni esemplari che a fine film si chiedono guardando Kate Winslet:
Ma chesta è a vecchiarella allò? (trad. Ordunque questa è l’anziana signora di prima?).
Capirlo dopo tipo 180 minuti di film è indice di un qualche problema. Serio.
D’altra parte, però, interventi del genere, totalmente inattesi e puramente creativi, hanno impedito il secondo allagamento della sala: quello vero. Altro che ondate e schizzi improvvisi in 3D (ma il plancton è una ficata, sappiatelo!). Fran si chiederà, forse per sempre, in che modo quel notissimo polpettone, con una sceneggiatura da bimbo delle elementari, che è Titanic, riesca ogni volta a farla ragliare come un ciuco.
Anche questa volta era convinta che sarebbe finita a consumare pacchetti di fazzoletti in loop, invece… Con Jack e la nave sono colate a picco anche le certezze. Vedere Leo DiCaprio mentre sprofonda, congelato, negli abissi e sentire alle proprie spalle “E mò addo’ và?” (trad.: “E ora dove va?“) è il migliore sedativo del mondo per qualsiasi forma di pianto isterico. Il momento più triste di Titanic, a distanza di 15 anni dallo scoppio della Titanic-mania, è diventato una COMICA vera e propria. Il 3D fa anche questo.
Mentre su Chi l’ha visto? qualcuno denuncia la scomparsa di Jack Dawson, andato a comprare le sigarette in fondo all’oceano e mai più tornato, ci si chiede come mai quest’operazione di riproposizione non venga realizzata più spesso, magari senza un 3D grazie a cui il capezzolo della Winslet sembra uscire dallo schermo per rimanere per sempre nell’immaginario dello spettatore d’oggi, con una tetta quasi letteralmente sbattuta sugli occhialini.
Rivedere al cinema un film a distanza di tempo dalla sua uscita è un modo per capire come tutti possano reagire a qualcosa che è stato lasciato a fermentare per tanti anni, su cui la gente ha pianto oceani (vd. Frannie) e ha creato decine di spoof; la cosa è senz’altro interessante.
Certo, c’è una motivazione economica alle spalle, ma si può apprezzare ugualmente l’iniziativa, soprattutto se rivista in chiave comica senza il supporto di un ridoppiaggio alla Prophilax incentrato su nonne che fanno fellatio all’inferno.
Sì, tornando (semi)seri, da una prova come quella della riedizione di Titanic in tre dimensioni, al di là dell’enorme speculazione sui costi al botteghino, si evince che andare al cinema per la seconda visione di uno stesso film, per guardarlo in altri tempi, sotto una luce diversa e con occhi(ali) differenti, è possibile, senza cineforum di sorta o simili.
Forse, le nuove abitudini aiutano a riacquistare quelle vecchie. Forse, la prossima volta che un film di 3 ore verrà proiettato senza intervalli e con un’orda di babbuini urlanti in poltrona, capirete che lo schermo ha acquisito il potere di portarvi dal 3D al 4D, facendovi sentire doloranti e moribondi come i protagonisti della pellicola che state vedendo.
E allora amen se la vostra vescica non potrà rigenerarsi a causa dei danni subiti: l’importante è che lo faccia sempre e comunque l’incanto della Settima Arte.
dovevate fare un affresco o mosaico al tipo che si domandava dove sia finito un uomo congelato che sprofonda nell’oceano,forse doveva assolutamente scrivere agli amici su feisbuc che si è fatto una giovine capitalista.Eh,sai come sono i belli guaglioni di oggi !
Io Titanic l’ho vissuto ai tempi come fosse ‘na mmmmereggganata.Godibile,ma poi cancellata dalla mia memoria ,che deve contenere le tre ore de La caduta di berlino eh!
http://lospettatoreindisciplinato.blogspot.com
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Il problema è a che quest’occhialuto l’ammereganata piacque! A parte la storia tutto il resto è figo, ti puoi fare quattro risate pensando a quanto sarebbe stato bello se tutto quel gruppo di attori terribili fosse morto davvero col Titanic! Poi vabbè Leo e Kate son cresciuti e son diventati bravi e MILF (o DILF a seconda dei gusti!)! L’opzione mosaico sarebbe utilizzabile per una seconda visione, ma forse è troppo complicato, si chiederebbero “Ma che r’è ‘o mur’ do cess’?” (trad.”E’ questa una parete del bagno?”) collegandolo alle piastrelle del bagno.
UN gabinetto col mosaico del Titanic che affonda nello scarico. Mi hai appena dato un’idea geniale e volgarissima per il futuro bagno di casa mia! Grazie *_*
Faust
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molto chic!^_^
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La visione in 3D di Titanic mi manca, ma all’epoca ho visto il film in sala per ben due volte (ma ricordo gente che lo riguardava per la quinta volta di fila). La parte più grandiosa del film era e rimane quella tecnica. Imponente. Da quando il povero Jack viene incatenato in cabina e l’eroica Rose fa di tutto per liberarlo non c’è un attimo di tregua. Spettacolare, come gran parte del cinema di Cameron. E vabbè Kate era già fantastica, e le si perdona anche quel personaggio “tagliato con l’accetta” ;)
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