Hysteria - CineFatti

Hysteria (Tanya Wexler, 2011)

Hysteria e l’allegra storia dell’invenzione del vibratore.

Almeno per questa volta lasciamo l’impegno intellettuale nel cassetto. Dai nostri scompartimenti privati il film Hysteria intende prelevare solo divertimento, passione e qualche scarica di interesse.

Perché, più che sull’evoluzione tecnologica del vibratore o sul contesto socio-storico delle suffragette nella Londra vittoriana di fine ‘800, entrambi comunque molto presenti e partecipi della tesi principale (per il primo vedere soprattutto i titoli di coda, mentre per il secondo riferirsi in particolar modo alla figura di Charlotte, interpretata da una solare Maggie Gyllenhaal) la regista americana Tanya Wexler vuole porre l’accento sull’isteria – che appunto dà nome alla pellicola.

Questo tipo di diagnosi medica, ritenuta valida fino al 1952, stava a spiegare il generale senso di irritabilità e spossatezza, gli sbalzi d’umore frequenti, la tendenza all’immalinconirsi o all’adirarsi tipici nelle donne in certi periodi del mese.

La Wexler, che nella sua biografia pubblica fa dichiarare di non esserne mai stata affetta, si prende amabilmente gioco tanto dell’elaborazione accademica in merito a tale presunta patologia quanto dell’eccessiva serietà di coloro che, come i medici dediti a curarla, erano dimentichi di come si vive secondo natura.

Su questa linea si muove il doppio racconto e incontro: fra il giovane Mortimer Granville (Hugh Dancy) e l’affettato dottore Dalrymple (Jonathan Pryce) esperto di medicina femminile, prima; e poi ancora fra Mortimer Granville e le due figlie del dottore, di temperamento opposto: l’ideale ma algida Emily (Felicity Jones, protagonista in Like Crazy) e Charlotte, piena di vita e desiderio di cambiare.

Dopo un primo momento di sicurezza e convinzione, dettate dalla curiosità del nuovo, l’apprendista dagli occhi chiari si trova invischiato nella rete luminosa dei dubbi, più attratto dallo spirito votato alla contestazione dell’irrefrenabile Charlotte che dai calmi e lineari contorni del mondo di Emily – ben resi dal contrappunto fotografico di Sean Bobbitt e da un discreta ritmo di montaggio.

La salita verso un rassicurante e poco sorprendente lieto fine è piana e disseminata di sorrisi: a strapparli, dall’inizio alla fine e con rarissimi momenti di caduta, una folta serie di gag, fra i cui protagonisti spiccano l’esilarante Rupert Everett, tecnoentusiasta (cit.) e casuale inventore dello sfrega femmine, e la triviale Molly lecca-lecca (Sheridan Smith) il cui musetto impertinente campeggia sulla locandina.

Se per un blocco di spontanea e intelligente leggerezza siete disposti ad accettare una modesta dose di retorica e parecchi parossismi – anche abbastanza LIRICI! –  Hysteria è una commedia degna di voi. Si astengano, stavolta, tutti gli snob appartenenti a una particolare categoria: quella degli insensibili all’allegria.

Francesca Fichera

 

6 pensieri su “Hysteria (Tanya Wexler, 2011)

  1. Ammetto che questa recensione mi ha fatto morire. Siete bravissimi, sempre, ma in questo caso avete reso particolarmente interessante l’articolo. (:

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    1. Sono andata al cinema senza aspettarmi troppo e sono rimasta piacevolmente colpita proprio in virtù di questo atteggiamento :) Val la pena davvero, almeno per Rupert Everett e per le sue mille facce comiche, che fan davvero sbragare dal ridere!
      – Fran

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  2. Pingback: Quartet

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