Don't go breaking my heart

Don't Go Breaking My Heart (Johnnie To, 2011)

Don’t Go Breaking My Heart: romanticismo a tinte forti, anzi, fluo – di Francesca Fichera.

Don’t Go Breaking My Heart è un film che obbliga al dietrofront chiunque trovi irritante il connubio cuore-amore sbandierato ai quattro venti. Per di più senza una lacrima.

(Dunque, se l’argomento non v’aggrada o incuriosisce, è il momento di lasciare questa pagina, magari per leggere uno degli altri 1300 articoli ospitati da questo blog. Del resto il titolo non si fa fraintendere. A qualcosa devono pur servire titoli ed etichette, no?)

Il film

Con Don’t Go Breaking My Heart, Johnnie To mette sul piatto nient’altro che romanticismo pop. A tinte forti, per non dire fluo, ma con sfumature di contenuto più profonde di quanto si possa pensare.

Un po’ come dire: non tutte le modelle sono vuote. Niente di speciale, si badi. Però perfino il “niente-di-speciale” nostrano in Oriente ha la facoltà di confluire in un prodotto discreto o quanto meno rientrante nei limiti della decenza.

Commedia sentimentale che vede coinvolta una frenetica single in carriera (Zixin, interpretata da Yuanyuan Gao) contesa da due spasimanti l’uno l’opposto dell’altro (Louis Koo e Daniel Wu), Don’t Go Breaking My Heart porta in scena un amore plastico, simpatico e creativo susseguirsi di simboli e allegorie di un sentimento in crescita.

O di un duello fra amanti, fate voi.

Il romanticismo degli Anni Zero

Resta il fatto che gli attori, così fisicamente intonsi da sembrare ritoccati con Photoshop, non fanno una piega neppure nel reggere i momenti di sottile tensione comica del film.

E non manca una sapiente commistione di generi, che al comico unisce il tragico.

Anzi, ci sarà un punto di svolta che i più sensibili troveranno forzato se non addirittura crudele.

Dopo questo, arriva il gran finale: sospirato, tirato all’estremo, forse anche un po’ telefonato.

Potrebbe stupire come deludere. Però qualcosa riesce a insegnare: sull’essere romantici di questi tempi.

Nonostante Facebook e le escort dietro le scrivanie. Basta saper tornare a giocare con gli oggetti della quotidianità, come da piccoli. E poi da fiori e cuori fatti di post-it colorati si potrebbe giungere a progettare un grattacielo.

Perché l’amore può tutto, almeno al cinema – e se lo fa lì, allora è lecito fingersi ingenui almeno per un po’.


Johnnie To a Venezia

Johnnie To è in concorso a Venezia con una pellicola che appare di tutt’altro tono (giudicata pienamente sufficiente dal nostro inviato): Life Without Principle, che intreccia tre drammatiche scelte di vita legate a tre differenti vicende.

«Viviamo in un mondo turbolento – spiega il regista – Per sopravvivere, le persone non hanno altra scelta che partecipare al gioco. Non importa con quanto impegno cerchino di seguire le regole; prima o poi una parte di loro andrà persa ».

E, a farci caso, le cose si assomigliano.

 

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