Shanghai

Shanghai (Mikael Håfström, 2010)

Sherlock Holmes a Shanghai – di Roberto Manuel Palo.

Da Shanghai, un film con John Cusack, Gong Li, Chow Yun-Fat e Ken Watanabe, ti aspetti almeno tre cose: botte da orbi, combattimenti spettacolari e sparatorie mozzafiato con tanto bullet-time, divertimento tamarro allo stato puro.

Poi si va a leggere il regista e leggi Mikael Håfström e abbassi un po’ le tue pretese e pensi: “Va beh, forse sarà più ragionato e di tensione“. Hafstrom, infatti, ha diretto l’ottimo 1408 oltre al recente Il rito.

Insomma per questo Shanghai c’erano tutte le premesse iniziali per visionare un bel film divertente e intelligente.

C’è sempre un ‘ma’

Quali sono stati i risultati finali? Noia. La pellicola ha un problema che non sempre è grave, ma in questo contesto è gravissimo ovvero che è fin troppo lineare.

Il film è ambientato a Shanghai, una settimana prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbor.

L’agente segreto Paul Soames (Cusack) arriva in città per investigare sulla morte del suo migliore amico ma viene coinvolto in alcune questioni locali e nazionali come la guerra cino-giapponese e uno strano traffico di armi che può portare alla dichiarazione di guerra americana contro il Giappone.

La sua indagine è incentrata sul gangster locale, Anthony Lanting (Chow Yun-Fat) e la moglie Anna (Gong Li) e,  a sua volta, Soames viene pedinato dall’agente dell’Intelligence giapponese Tanaka (Watanabe).

È tutto fin troppo chiaro

Posso capire che Shanghai sia un film di spionaggio alla Sherlock Holmes e quindi il dialogo ha un’importanza fondamentale – soprattutto per per capire come Paul Soames riesce a scoprire chi ha ucciso l’amico e tutti i traffici sporchi di Shanghai.

Nessuna deduzione però è fatta con pensate geniali, tutto scontato e comprensibile, ed è così che la pellicola procede stancamente fino al finale.

Le botte da orbi si vedono solo nella sequenza iniziale e ai 3/4 di film.

L’unica cosa che può salvare Shanghai è la sparatoria col bullet-time, Chow Yun-Fat con due pistole che fa acrobazie spettacolari mirando a tutto ciò che si muove… Però non succede. Non solo le sparatorie sono pochissime, ma hanno la durata di un’apparizione di Gigi D’Alessio in una discoteca, pochi secondi e sono la goccia che fa traboccare il vaso di una pellicola che aveva un potenziale enorme andato sprecato.

Cosa salvare

Gong Li è veramente bella e rientra fra le cose da salvare. Fra queste, anche la recitazione dei quattro attori principali. John Cusack ho sempre pensato che sia molto sottovalutato sia dalla critica che dal pubblico. Per quanto riguarda gli altri tre, sono quasi sempre una garanzia.

In effetti è la prima volta che vedo i tre attori d’Oriente in un film di genere spionistico di questo tipo. E mentre Gong Li se l’è cavata egregiamente, Watanabe e Chow Yun-Fat hanno sì regalato una buona prova, ma non sembrano esattamente a loro agio.

Molta delusione è seguita dopo la visione di Shanghai, e non credo sarò l’unico ad avere questa reazione.

See You Soon!

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