On the Rocks - CineFatti

Whisky sciacquo On the Rocks

Aspettative mancate nella Sofia Coppola contro le aspettative

Credo nessuno avesse grandi speranze per On the Rocks, poco importa il fatto che portasse la firma di Sofia Coppola. Certi film puzzano da lontano e capisci che porteranno in seno una delusione di qualche tipo. L’accoglienza è stata infatti tiepida e non mi sento di potermi schierare a favore di quest’opera, che appare come un riempitivo nell’ottima filmografia della figlia d’arte, però una lancia a suo favore da spezzare ce l’ho: si può raccontare la storia di un riavvicinamento tra genitore e figlia senza dover ricorrere ad ogni costo alla rappresentazione di un evento che metta in buona luce una delle due parti.

Rashida Jones ha la vita frenetica della madre che da sola deve gestire i propri spazi personali, due bambini e un marito spesso lontano da casa per lavoro. Tutto d’un tratto arriva il seme del dubbio: il suo partner Damon Wayans la sta tradendo con la bella collega con cui è spesso in viaggio di lavoro? Secondo il padre Bill Murray, fedifrago per natura, la risposta è assolutamente sì. L’alchimia tra Jones e Murray è talmente inconsistente da poterla attraversare e nemmeno accorgersi di aver incrociato un’icona e Karen Filippelli (se non sapete chi è, in ufficio, subito). Sarà che il duo sembra uscito da due mondi incapaci di incontrarsi, così come il film vorrebbe dare a vedere, ma nel modo sbagliato.

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Rashida Jones e Bill Murray

Il whisky è meglio liscio

On the Rocks sotto una guida che non sia la calma della Coppola forse avrebbe potuto essere una discreta commedia. Bill Murray fece faville in St. Vincent senza necessariamente capeggiare una comicità esplosiva, sa essere divertente anche quando dimostra un certo contegno. Il problema in questo whisky annacquato è che mancano le vibrazioni su cui Murray può costruire quella magia che caratterizza anche un singolo primo piano inespressivo. Fu stessa Sofia Coppola a contribuire alla costruzione del mito comico-drammatico di Bill Murray insieme ai broken flowers di Jim Jarmusch. Wes Anderson non lo conto perché la serietà dei suoi Murray serviva uno scopo espressamente comico, per quanto di uno stile più… hipster.

Questo giro di parole per dire che On the Rocks non è il massimo nemmeno per i completisti della filmografia di Bill Murray – spendete il vostro tempo guardando il bellissimo documentario a lui dedicato, The Bill Murray Stories: Life Lessons Learned from a Mythical Man – e dunque vi starete chiedendo dove ho lasciato quella lancia che volevo spezzare a favore. Come scritto nel primo capoverso, è nel sovvertimento delle aspettative, che già annunciandolo è in un certo senso definibile come uno spoiler. L’ultimo Sofia Coppola almeno non cede alla tentazione di rispondere alla telefonata, la cornetta saltella sull’apparecchio e non trova risposta, dando allo spettatore la soddisfazione di un finale meno prevedibile, su una strada personale.

Posso concludere lasciando un promemoria a me stesso: On the Rocks dovrò riguardarlo fra qualche anno, magari in una fase dedicata a un rewatch della filmografia di Sofia Coppola – non vedo Lost in Translation da 17 anni e, ammetto, the Beguiled ancora non l’ho visto – per vederlo all’interno di un contesto specifico. È possibile che se lasciato a pascolare insieme ai suoi fratelli film, emani più di una ragione per rivalutarlo. Di certo non è un film diretto da una sprovveduta, la mano di una regista esperta si sente, forse proprio per questo la delusione brucia un pelo in più. Ciò non toglie che attendo con ansia il prossimo film di Sofia Coppola, qualunque esso sia. Ci vuole ben altro per far perdere la fiducia in lei.

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Bill lo si ama sempre, a prescindere

2 pensieri su “Whisky sciacquo On the Rocks

  1. Un vero peccato. Io apprezzo tanto Sofia Coppola come regista (e non capisco perché sia così criticata da molti) e quindi mi dispiace sapere che questo suo ultimo lavoro sia un pò così.

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    1. Idem, la Coppola mi piace molto, anche se non sempre. Marie Antoinette e Somewhere li apprezzo molto più di Lost in Translation, per esempio. In questo caso però abbiamo un film diretto chiaramente da una mano fuori dal comune, ma scritto e messo in piedi senza un’idea chiara su cosa volesse essere.

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