Vacanze lavoro per l’estate
È il gioco di parola con cui il CineFatti va in un certo senso in vacanza. In previsione ho cambiamenti importanti nella gestione dell’impero nato ormai dieci anni fa e nel ridimensionare l’impresa mi prendo il giusto tempo per tornare nel passato come un fantasma dei natali futuri. È difficile spiegare quanto mi pruda l’idea di dovere recuperare ancora molto dal nefasto periodo in cui, di cinema, non ho vissuto nulla.
Non dirò “ora si è assestato il mondo e l’equilibrio nella forza sembra essersi ristabilito” perché ho capito che Il corvo aveva torto e qualche volta può capitare che non smetta mai di piovere: può cessare o essere controllata la paura di uscire sotto la pioggia, quella sì. Dirò che agosto sarà il mese giusto per unire lavoro e recuperi, anche dei film idioti e perché no: la mia intenzione è di salutare questo 2020 stilando una top ten del 2019.
Innanzitutto è solo a distanza di un anno che si riesce davvero ad avere un quadro delle uscite del precedente, ne leggo in continuazione sui social di commenti sul “miglior film del 2016” scritti a fine 2017. È un modo per conquistare il tempo e mandare per sempre a fanculo l’idiozia del carpe diem: progettare è importante e cogliere l’attimo non dev’essere per forza un imperativo dedicato al presente. Voglio cogliere quello passato.
Sarà anche dovuto al semplice fatto che col trascorrere del tempo il mondo si stringe attorno alle nostre esperienze. Vorrei far sì che queste fossero accompagnate da una delle migliori creazioni dell’umanità: le storie. Perché averne solo una e consumarla all’istante quando puoi moltiplicarla. E se questo vi sembrerà una filippica anche un po’ pesante, ehi, io vi avevo avvertito che CineFatti avrebbe preso una piega personale.
Ritornerò a settembre, forse qualche giorno prima. Alcuni contenuti sono già in preparazione e me ne frego se non rispetteranno la data esatta o l’asfissiante puntualità con cui purtroppo non riesco ad avere più un buon rapporto. Magari torneremo a volerci bene, magari proprio quando torneremo a scorrere in sincrono con la distribuzione in sala e non coi tempi infiniti e sconnessi di ogni abbonato a Netflix e compagnia cantante.
La certezza è che il rientro sarà con un articolo dedicato a uno dei miei registi preferiti. Quest’anno lo si ricorda nel decennale della sua scomparsa. Fu con lui che scoprii che, sì, è possibile piangere quando qualcuno che non conosci se ne va per sempre a braccetto con la morte. Credo alcuni avranno già capito di chi sto parlando, in caso contrario, ne parleremo fra un mesetto. Il tempo anche per prepararmi a una bella maratona!
In seguito chissà, ho un paio di idee.
Intanto, ecco una piccola lista della spesa per questo mese, così magari mi dite se nei vostri blog avete parlato di questi film, se avete dei consigli affini o se c’è qualche perla di fine 2018 – inizi 2019 che devo proprio guardare. Credo di aver recuperato i big, ma può spuntare qualcosa di inaspettato.
21 Bridges
Ad Astra
Aladdin
The Art of Self Defense
Ash Is Purest White
Avengement
Birthday
Border
Brightburn
Crazy Alien
Creed II
The Dead Don’t Die
Dolor y Gloria
Extreme Job
The Gangster, the Cop, the Devil
Gemini Man
Glass
Godzilla: King of Monsters
High Life
Nezha
Peterloo
Shadow
The Souvenir
Il traditore
True History of the Kelly Gang
Ora vado a chiudermi nel bunker, Andy Samberg style.
Che dire? Auguri e buon lavoro nel segno della continuità.
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Dolor y Gloria te lo consiglio solo se sei fan di Almodovar. È lui all’ennesima potenza dell’autocelebrazione, ma alla fine è sempre lui. Se ti piace, ti piacerà anche questo, se non ti piace, puoi tranquillamente dimenticarlo!
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Lui mi piace molto, non sempre sempre però. Né Julieta, né Gli amanti passeggeri mi sono piaciuti, ma quando tira fuori film come La pelle che abito, veramente, la mia ammirazione per lui è totalizzante. Questo per nominare i recenti.
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Allora suppongo che Dolor y Gloria ti possa piacere. Io La piel que habito l’ho recensito pure ma in termini decisamente poco entusiastici…
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