Jallikattu - CineFatti

Jallikattu divino e indomabile

L’eterna morte del Dio del cambiamento

Anton Ego quando assaggiò la ratatouille di Remy fu trasportato al passato svuotato di ogni esperienza formativa, solo lui e il cibo di cui era innamorato. Guardando Jallikattu mi sono sentito come il critico gastronomico Pixar, scaraventato indietro nel tempo a ogni pellicola davanti a cui si è aperta la mia passione per il cinema. È stato un atroce, ancestrale volo all’indietro quasi come la Nell di the Haunting of Hill House, se ci capiamo…

Lijo Jose Pellissery per quanto mi riguarda ha diretto uno dei migliori film che io abbia mai visto. In streaming su Amazon Prime Video potrete vivere un’esperienza di puro contatto fisico col cinema: il vostro battito cardiaco sarà immediatamente sincronizzato al ritmo accelerato di Jallikattu, il caleidoscopio di effetti sonori vi stritolerà nella morsa di un piccolo villaggio indiano dove un bufalo infuriato fugge dal martello del macellaio.

Hai un’infinità di personaggi senza spessore né un’importante identità, sono rappresentanti di determinate funzioni reggenti la civiltà umana: le forze dell’ordine, i detentori del potere, l’uomo di religione e le moltitudini coi propri affari sporchi, entusiasmanti e privi di significato quando un semplice macellaio perde il controllo. Il bufalo è libero, nessuno potrà consumarne la carne e in più corre fra i campi distruggendo i raccolti dell’uomo.

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Il dio imbufalito

È un diavolo libero nella foresta che non è ricordata dai paesani, lo ripetono in continuazione: lì un tempo sorgeva una foresta, ora un brutto e sporco villaggio. C’erano alberi rigogliosi, non la terra bruciata dall’uomo. Quel bufalo sembra ora voler vendicare le atrocità commesse dalla nostra specie, riprendersi quanto spetta alla natura: ribellarsi contro il fatale colpo di martello dell’uomo e iniziare una disperata lotta contro la civiltà.

Già, ma quale civiltà? Il ticchettio dell’orologio scandisce i tempi del montaggio in apertura, si unisce al respiro dei paesani e al loro progressivo risveglio. Jallikattu inspira rumorosamente, espira e inizia il battito delle mani della colonna sonora mentre agli occhi aperti degli uomini si alternano i suoni della natura: lì sta l’errore. Non è un’alternanza, è un tutt’uno. Lì c’era una foresta, c’era la natura, c’è ancora oggi: siamo anche noi.

Ecco in due minuti e senza dialoghi il regista Pellissery spiegare solo attraverso le basi del linguaggio cinematografico il focus di Jallikattu: una feroce corsa alla conquista del nulla davanti al divino. Un bufalo fugge, crea scompiglio, azzera istituzioni e programmi costringendoli a inginocchiarsi al volere erratico di un Dio arrabbiato e terrorizzato insieme: il bufalo è il Dio del cambiamento incapace di frapporsi tra uomo e natura.

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La cruenta barbarie

Inizia con delle semplici ricerche nei dintorni del villaggio, poi il bufalo distrugge le coltivazioni del prete cristiano, sfascia l’interno della banca dove gli uomini si sentono in potere di chiedere l’annullamento delle loro obbligazioni finanziarie. Diventa un’ossessione e le battute di caccia si trasformano in una violenta sete di vendetta, ne architettano di ogni colore finché il bufalo non inizia a imporre dei sacrifici umani al suo altare.

Pur trattandosi di una metafora è evidente il ruolo sovrannaturale del bufalo, così come lo è la bellezza delle sequenze notturne, le uniche ad essere curate con una fotografia definibile cinematografica. Il giorno protagonista della prima metà del film è ancora una rappresentazione della quotidianità da contrapporre al trascendente sul finale: la caccia perde ogni contatto con la civiltà, l’uomo lotta contro il bufalo e contro l’uomo.

Improvvisamente è impossibile distinguere l’uno dall’altro, la civiltà dalla realtà. Il finale è una bomba. L’avrò visto in loop almeno 4-5 volte subito dopo averlo concluso e parlo del pre-finale perché, purtroppo, l’unico difetto di Jallikattu è una brevissima scena che segue all’urlo di uno dei personaggi. Pellissery avrebbe potuto evitarla perché ha diretto un film padrone assoluto del messaggio, che non necessita di alcuno spiegone verbale e non.

Jallikattu è un capolavoro che con la sua energia illuminerebbe una città intera.

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