Disney Gods - CineFatti

All new American Gods on Disney+

L’eterna riproposizione dell’Olimpo della Walt Disney Co.

The sun’ll come out
Tomorrow
So ya gotta hang on
‘Til tomorrow
Come what may
Tomorrow! Tomorrow!
I love ya Tomorrow!
You’re always
A day
A way!

Annie

Owen Gleiberman quando scrisse Why Is Everyone So Scared of Disney? spezzò il disincanto verso la critica, dimostrò il valore di un’osservazione acuta dei processi cinematografici. Credo di avere citato quel suo articolo diverse volte all’interno di CineFatti e siamo ora in un momento storico per cui sarebbe fondamentale tornare a rileggerlo, oggi inevitabilmente dipendenti dal digitale e in pieno avvento italiano di Disney+ è d’obbligo.

Appena il faro di Topolino ha illuminato nuovamente il cielo eccoci come tanti minuscoli Steve Buscemi in Con Air a cantare battendo a ritmo sulla tastiera e senza interruzione “L’intero mondo / ce l’ha lui! / L’intero mondo / ce l’ha lui! / e l’universo intero!”. Perché è sempre la visione di cui siamo convinti, la Disney possiede ogni oggetto del nostro desiderio, come scrisse Gleiberman adesso ha il potere di controllare i nostri sogni.

Of Gods and Media-monsters

Il critico di Variety si disse poco preoccupato dell’approccio di Disney-Galactus mangiatore di mondi perché in fondo i latifondi di Topolino erano terre coltivate da antiche mitologie. Se escludiamo l’acquisizione della Pixar Animation le altre compagnie erano pantheon consolidati di miti del passato. Con l’arrivo di Disney+ credo fermamente questa definizione vada però ampliata perché il discorso non può e non deve fermarsi alla paura.

È vista come un media-mostro fagocita dei, io ci leggo qualcosa in più e l’idea mi è venuta in mente quando un amico mi ha detto d’aver appena letto American Gods, un classico contemporaneo di Neil Gaiman. Gli antichi miti hanno una posizione nel tempo basata sulla relazione dei credenti col divino, ma devono al tempo stesso lottare con l’emergere di nuove divinità. Possono decidere di lottare contro di loro oppure unirsi e adattarsi.

Leghiamo l’idea di mitologia al passato remoto dimenticando come anche gli dei siano un dispositivo soggetto a un’evoluzione, a vivere uno sviluppo fianco a fianco con le menti da cui sono nati. Pensateci, alla Disney sono tornati gli dei delle fiabe numerose volte, le galassie lontane e i mantelli dei supereroi: Bob Iger ha assunto la funzione di Mr. World, chiamato a raccolta i vecchi dei e ha dato loro gli strumenti per riemergere nella nuova epoca.

Date Tinder agli innamorati

Senza ricorrere al romanzo la serie-adattamento su Amazon Prime Video propone la scena con protagonista Afrodite, accolta nel nuovo media-mondo con un’iscrizione sull’app di incontri Tinder. È una questione di adattamento offerta a ieri dal domani per contribuire insieme alla costruzione del futuro. Tomorrow cantava la piccola Annie e domani è arrivato oggi, quando abbiamo occhi solo per i piccoli schermi.

Gleiberman sosteneva si tratta di mitologie dando per scontato sia riferito al passato. Eppure se non vi fossero stati produttori svegli oggi non vivremmo il Marvel Cinematic Universe e molti supereroi resterebbero proprietà del fandom fumettistico, Star Wars sarebbe sempre una doppia trilogia senza migliaia di ramificazioni audiovisive e i classici Disney continuerebbero ad essere esclusivamente animati.

American Gods è la chiave di lettura ideale per riportare al presente il discorso sulle mitologie cinematografiche, ricorda il ruolo di creature fin troppo-presenti a cui dobbiamo il merito di aver modernizzato antiche vie e vecchie usanze, allargandole o stringendole a seconda dei nuovi palcoscenici di riferimento. Oggi gli antichi pantheon si affacciano contro la dura realtà di un mondo in cambiamento: il digitale era il futuro, non più.

Pregate i nuovi Dei

Disney+ è servita come trampolino, logico non sia l’unica. È evidente nel caso della the Walt Disney Company perché come si è spesso detto ha un potente ufficio stampa e la formula ideale per incassare miliardi e quindi avere un pubblico gigantesco. Anche altre compagnie hanno i loro dei, una domenica fa ho parlato proprio d’uno di loro, proprietà intellettuale della ViacomCBS. Loro sono più di mio gusto, sono la mia tazza di tè.

Arriviamo all’istante in cui si deve osservare la bellezza del cambiamento. Le antiche mitologie sfoggiano un look fresco e profumato da vedere sui nostri schermi, le nuove sono esattamente dietro: sono la macchina della produzione e della distribuzione, l’incredibile sforzo narrativo e tecnologico su cui il Mandaloriano – per dirne uno – poggia i piedi. Rintracciare le sue origini in John Ford, Kazuo Koike e Gōseki Kojima è archeologia.

Una ricerca dignitosa, per carità, ma lo studio degli antichi dobbiamo accompagnarlo col pane adatto: come un mondo costoso come quello di Star Wars e in (prossimo) futuro della Marvel possono essere replicati per il piccolo schermo? Osservate una featurette, una a caso e guardate che meraviglia. Ascoltate gli autori delle nuove serie di Star Trek e sentite cosa hanno da dire. Sono le voci di Mr. World e ha solo la faccia di Bob Iger.

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È il cinema.

Via la maschera!

Lo stringere delle maglie di determinati universi ci porta logicamente a riferirci con una certa ossessione a loro, giudichiamo col metro dei giganti guardandoli dal basso verso l’alto anziché sederci sulle loro spalle. Con questo voglio dire quanto dovremmo tornare a rivedere il cinema come una serie di processi concatenati e non limitarci all’immagine sovrimposta sullo schermo. È come guardare solo la Luna in cielo dimenticando le stelle.

Nel suo libro the Studios after the Studios J.D. Connor della John Hopkins University osservò quanto le narrazioni riflettono anche le procedure creative dietro la realizzazione del prodotto finale. Lo fece scavando nella storia della new Hollywood e noi ora siamo ben lontani, tuttavia quel paradigma è applicabile al giorno nostro all’ennesima potenza perché attraverso la rete possiamo leggere ogni passo compiuto dagli studi.

Siamo sommersi dagli audiovisivi e sarebbe bello se le mitologie non diventassero solo un oggetto da temere e riverire, sogni che furono ritornati privi della loro passata gloria – in molti casi non vero – ma strumenti per riscoprire l’incanto del processo cinematografico. La sua scrittura, il lavoro incessante sui set e le ore in sala montaggio, senza dimenticare le discussioni dei produttori e degli executive su chi o cosa vedrà il buio della sala… o di casa.

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