Mary e il fiore della strega-Cinefatti

Mary e il fiore della strega, un incanto discontinuo

Mary e il fiore della strega, l’anteprima nazionale del Napoli Comicon 2018

Unica anteprima nazionale del Napoli Comicon 2018 grazie a una proficua collaborazione con Luck Red, Mary e il fiore della strega approda all’Auditorium CartooNa. Sala piena anche per la proiezione del primo lungometraggio dello Studio Ponoc diretto da Hiromasa Yonebayashi (Arietty – il mondo segreto sotto il pavimento, Quando c’era Marnie) che mette su un progetto portandosi dietro l’esperienza dello Studio Ghibli. Nelle sale italiane potrete vederlo dal 14 al 20 Giugno 2018.

Strega per un giorno

La storia di Mary è particolare perché differisce dalle altre di genere magico/avventura per un elemento basilare: Mary Smith non è una strega, né ha intenzione di diventarlo o lo diventerà. Si troverà a incrociare il mondo della magia per puro caso e, a differenza di come succede a tanti personaggi, soprattutto giovani, deciderà di farne a meno.

È solo una situazione di estremo pericolo a costringerla a diventare strega per un giorno.

Se qualcuno di voi ricorderà Doremì, la strega pasticciona dell’anime Magica Doremì – che ebbe la sua risonanza pur non essendo Sailor Moon – noterà molte similitudini fra lei e Mary, a cominciare dall’imbranataggine, mescolata alla dolcezza di due grossi e simpatici occhioni.

Ciò che però non le fa spiccare il volo (non solo letteralmente) è il rischio di avere una caratterizzazione così generica, una storia personale così povera da renderla dimenticabile.

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E questo proprio non va bene, soprattutto se parliamo di un primo film, che in quanto tale dovrebbe inaugurare un marchio di fabbrica. All’inizio di Mary e il fiore della strega infatti la sagoma della protagonista affianca il logo dello Studio Ponoc, indice dell’importanza di ciò che sta per andare in scena e della chiara intenzione di affidare alla falsa streghetta un ruolo da ambassador. Quasi potesse diventare il Totoro di Ponoc.

Un timido incantesimo 

È faticoso scrivere e dirsi è grazioso ma… a proposito di un film d’animazione made in Japan. Eppure non basta. Non basta dire – e forse anche fregiarsi, per quanto comprensibilmente – di essere stati parte dello Studio Ghibli. Portarsi addosso un’esperienza del genere anzi pesa e bisogna sapere come elevarla.

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Questo per dirvi con grande dispiacere che Mary e il fiore della strega è una storia semplice e gradevole, ma non ci lascia quell’entusiasmo che solo un prodotto giapponese è capace di generare. Certo, ha una bella estetica, un uso del colore veramente accattivante e i presupposti narrativi della strega-non-strega risultano intriganti.

Storia di magia, formazione, avventura o…?

Verso la seconda parte del film ci si emoziona un po’, grazie anche agli inaspettati colpi di scena scaturiti dalle magie e dagli incantesimi tipici del genere e dello scenario. Al termine della visione però non appare del tutto chiaro quello a cui si è assistito, dato che vengono lanciati tanti input privi di uno sviluppo o di una conclusione vera e propria.

Mary prende coscienza che della magia si può fare anche a meno, usarla solo quando è estremamente necessario, perché è pericolosa soprattutto quando il caso la porta nelle mani sbagliate. Ma tutto resta troppo fermo. Si sorride, nulla di più, con la consapevolezza che è andata in scena sullo schermo unoccasione mancata.

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                                                                                                                                                               Valentina Esposito

Voto: 2.5/5

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