La casa dei piccoli cubi - CineFatti

#InCorto: La casa dei piccoli cubi (Kunio Katō, 2008)

La casa dei piccoli cubi apre la sua porta a Netflix.

Che cos’è il tempo se non un fluido che ci sommerge? L’esimio Stephen King ne scrisse proprio come di acqua che rifletteva un volto, Juan Montalvo – citato non a caso da King stesso in apertura del suo Insomnia – espanse il concetto definendo la vecchiaia “un’isola circondata dalla morte”. Ed è qui che si trova La casa dei piccoli cubi (Tsumiki no ie).

Non c’è però da temere l’ennesima pesante narrazione sul dolore degli anni che passano: il cortometraggio di Kunio Katō, ben nascosto fra una hit e l’altra del catalogo di Netflix, ha il pregio di parlare piano. O affatto.

Il tono lieve e insieme struggente di questa piccola gemma d’animazione colpisce sin dalle sue prime immagini, pastose e poi acquose come l’elemento nel quale l’autore ha scelto di immergere la storia.

Negli abissi della memoria

Dentro la casa dei piccoli cubi un uomo anziano alza ogni giorno un nuovo piano per sfuggire alla marea. Le foto di famiglia che lo osservano dalle pareti mentre sfumacchia la sua pipa sono silenziose come lui.

Non una parola nel corso del viaggio che lo porta da un livello all’altro, dove l’accesso ai mondi sommersi è concesso dall’unico tramite di una botola. La botola in cui un giorno precipita la cara vecchia pipa, per recuperare la quale l’uomo decide di lanciarsi a capofitto nell’abisso. E a ritroso nei ricordi.

Così il racconto di Kenya Hirata prende vita sullo schermo fra l’oro e il verde acqua del mondo onirico disegnato da Kunio Katō, ritratto del tempo che si prende il suo tempo per cesellare i dettagli e amalgamare i momenti.

Un brindisi a chi non c’è

L’incredibile delicatezza de La casa dei piccoli cubi strega a tal punto la Academy da convincerla (una volta tanto) a sorpassare la Pixar: per il giovane animatore giapponese questo vale un Oscar. Per noi, i suoi 12 minuti di puro e mite splendore e il dipinto di un amore resistente che brinda in cima all’acqua alta.

Cercatelo su Netflix.

Francesca Fichera
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