Baby Driver - CineFatti

Baby Driver (Edgar Wright, 2017)

Baby Driver corre a 200km/h per l’adrenalinico omaggio di Wright.

Ci riempiamo la bocca fino a spezzare la mascella parlando dell’unicità dello stile di Tarantino, lo vediamo in massa come il regista della rielaborazione. È invece una intera generazione a lavorare col passato in mente e tra questi vi è senza alcun dubbio il mitologico Edgar Wright, a tavoletta post Ant-Man con Baby Driver.

Il citazionismo che era già alla base della trilogia del Cornetto si ripresenta scattante sotto la forma delle sue maggiori ispirazioni, da Le Iene di Quentin al più ovvio The Driver di Walter Hill, l’oggetto del desiderio di ogni fotogramma: Wright corre a 200km/h per omaggiarlo e allo stesso tempo cercare di replicarlo col suo stile giocoso.

Lucia Patrizi scrive: “La bellezza dello stile di Hill sta proprio nel modo quasi invisibile con cui riesce a costruire la sua epica antienfatica”. In Wright vige il dominio del suo opposto e la seraficità/arroganza del driver Ryan O’Neal è sostituita dal silenzio ipertrofico di Ansel Elgort, il Baby Driver che (non)comunica con la musica.

Rock ‘n’ Roll e motori

Baby ha il dono disumano della guida estrema, vive con la ossessione di sostituire al caos del mondo l’ordine di un folle assolo di chitarra. Coreografa la sua vita con la colonna sonora nel suo iPod e al contempo è il driver dei rapinatori assoldati dal capo Doc/Kevin Spacey, da portare lontani dalla polizia e col malloppo nelle tasche.

Tuttavia al contrario del driver di Hill il nostro Baby armato di cuffiette è un uomo coi suoi traumi da superare e soprattutto l’obbligo a lavorare per Doc per riparare a un debito fatalmente contratto con lui. A liberarlo da un futuro criminale è l’amore, tanto ovvio quanto scontato, incontrato con la Debora di Lily James.

Walter Hill con l’avanti veloce

Baby Driver è antienfatico? Un No secco urlato non basta a descrivere la distanza presa dallo stile di Hill – omaggiato nel più asciutto script. Wright è un regista a cui la calma non deve piacere, come ricorda il suo montaggio serrato concentrato sui dettagli, in corsa l’uno contro l’altro tra un’inquadratura d’insieme e l’altra.

Il confronto tra Wright e Hill è palese nella scena d’apertura, identica: Hill ingrana la quarta dando al movimento NELLA scena il compito di portare avanti l’azione, Wright invece innanzitutto caratterizza il protagonista dopodiché scatta dando corpo all’azione prima di tutto col movimento DELLA scena dato dalla macchina da presa.

Un concerto di regia e montaggio firmato Jonathan Amos e Paul Machliss.

Coralità nascosta

Le opere di Edgar Wright hanno falsi protagonisti, è un cinema corale che incastra i personaggi in una rete solida, tessuta con forti cavi di acciaio. Scott Pilgrim vs the World, che mi sbilancio a definire il suo miglior film, riuscì nell’impresa opposta, ma le sceneggiature originali come Baby Driver lavorano in squadra.

Una impresa impossibile riuscitissima nonostante il carisma accentratore di interpreti del calibro di Spacey e Jamie Foxx, o gli stessi meno famosi Elgort – già amato nei precedenti Colpa delle stelle e Men, Women & Children – e il grande Jon “Don Draper” Hamm. A Eiza Gonzalez il solito ruolo stereotipato, purtroppo.

Lo stesso utilizzo dei soprannomi, anche questo preso in prestito dal Driver di Walter Hill, aggancia ogni personaggio al prossimo, perché ognuno dipende dal modo in cui è visto dall’altro e decide di immaginare se stesso. Foxx è il criminale Pazzo, Hamm il “compagno” Buddy, solo l’amore ha un nome da scoprire, musicalmente.

 

Fausto Vernazzani

Voto: 4.5/5

5 pensieri su “Baby Driver (Edgar Wright, 2017)

  1. personalmente l’ho trovato un film molto carino
    la storia è scorrevolissima, a tratti poco originale, è vero, ma non annoia e alla fine fa sorridere in vari punti, e la redenzione di certi personaggi che non ci si immaginava neppure fossero candidati alla redenzione, è stata una sorpresa.
    il cast è di quelli che fa il lavoro sporco tutto da solo, e Kevin Spacey su tutti da un plus al film!

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    1. Kevin Spacey dà un plus al mondo e alla vita, diciamocelo :D senza di lui cinema e televisione sarebbero più noiosi! L’arco narrativo che ho preferito è stato quello di Buddy, la sorpresa di Doc invece… entusiasmante, hanno entrambi dato una svolta al film in un momento inaspettato. Elemento di stima in più per questo gran film!

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  2. Ecco, questo si che e’ un film girato in stile videoclip. Con le canzoni dell’iPod di Baby a scandrie le diverse fasi del film, ricordando quasi il Juke Box di Lupo Solitario in sottofondo ad “American Graffiti”. E’ questo il futuro del cinema del nuovo millennio?
    Forse si, c’e’ da pensarci su, ma tutto sommato la musica e’ buona, la trama e’ solida. Insomma poteva andarci anche peggio.
    g.

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    1. Videoclip, ma di quelli in stile cinematografico ;) secondo me è un incontro tra le due arti audiovisive, un grande incontro! Se questo dovesse essere il futuro del cinema secondo me potremmo anche cominciare a ordinare lo champagne per festeggiare :D

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