Tagli al personale nel politico The Belko Experiment scritto da James Gunn.
Quando il regista horror australiano più interessante del momento e una delle migliori penne di Hollywood fanno squadra è obbligato dalla legge della cinefilia essere eccitati oltre la decenza. L’unione Greg McLean e James Gunn l’abbiamo attesa, pedinata a lungo, finché non è finita sotto le nostre mani: habemus The Belko Experiment.
Gli antenati
A ripiombare sullo schermo è il mondo a cubicoli degli uffici di grandi corporazioni, quello rigirato come un calzino dalle serie britanniche The Office e The IT Crowd o la parodia al sangue di Christopher Smith nel company retreat di Severance – Tagli al personale o ancora visto in chiave fantascientifica in Exam di Stuart Hazeldine.
Das Experiment
Gunn sceglie la classica via dell’esperimento sociale all’insaputa dei suoi topi da laboratorio, impiegati in camicia bianca con le loro rivalità, amori, diffidenza e amicizie, pronte a essere ribaltate perché qualcuno lassù li odia. Li odia, però, è una parola grossa: è pura, semplice e trasparente indifferenza nei confronti delle loro comunissime vite.
In un giorno qualunque una voce irrompe nell’edificio in Colombia della Belko Corporation: hanno 30 minuti per uccidere 3 persone altrimenti saranno uccise casualmente. È l’incubo del “licenziamento”, all’apparenza un brutto scherzo presto trasformatosi in teste esplose e un escalation di violenza senza precedenti.
La simbiosi perfetta
Saltano subito in mente gli Hunger Games o la Battle Royale, ma l’assenza di una motivazione (a meno che il finale aperto non punti davvero a un sequel) fa di The Belko Experiment un divertissement più che altro, un The Office sotto l’effetto di crack, la sanguinosa immagine che abbiamo dei litigi e delle antipatie all’interno degli uffici.
Qui McLean mette in campo le sue armi, sfrutta le fulminanti caratterizzazioni di Gunn e cala la propria macchina da presa in un incipit pulito, nelle mani degli attori in una prima metà corale. Finché il sangue non inizia a schizzare e allora McLean sfodera le proprie armi, accelera il montaggio e inquadra la bellezza nella violenza estrema.
Satira impiegatizia
Il sapore della satira rimane sulle immagini evitando di sporcare il testo, già carico a sufficienza degli elementi necessari per dare valore alla narrazione, è nel modo in cui il volto di John “Dr. Cox” McGinley si deforma, in cui Tony Goldwin resta nella sua posizione centrale di comando nelle inquadrature di Luis David Sansas e McLean.
Alle azioni dei villain rispondono le reazioni di Michael Rooker e l’avvicinarsi sotteso al nostro pseudo-protagonista John Gallagher Jr. (che in un ufficio l’abbiamo visto con la serie capolavoro The Newsrooom di Aaron Sorkin) e al lento svanire di Adria Arjona. È un film che quasi sa di teatro.
The Belko Experiment è valsa tutta l’attesa.
Fausto Vernazzani
Voto: 4/5