L’inevitabile Angoscia dell’immaginario realizzato in diretta.
Siamo tutti in qualche misura grandi fan dell’odierno cinema di genere spagnolo, da Álex de la Iglesia a Jaume Balagueró, per cui un salto alle sue origini non può che essere un toccasana, soprattutto se parliamo di Bigas Luna e del suo splendido Angoscia.
Suggeritoci dagli amici della Edizioni Arcoiris con la splendida pagina de Gli eccentrici, Angoscia è il vostro prossimo cult preferito, un film la cui trama quasi non ha senso di essere spiegata, poiché tutto si riassume come da titolo in un groviglio di angoscia.
“A me gli occhi”
Bigas Luna parte con una premessa: se la vostra mente scivolerà via durante la visione, fate attenzione. Un avviso all’apparenza per noi, ma in realtà per il pubblico dove si proietta un film nel film, The Mommy, la storia di una madre ossessionata dagli occhi.
Zelda Rubinstein, la medium di Poltergeist, tra le sue lumache impone al figlio miope, assistente in uno studio di oftalmologi, di portarle gli occhi di tutti quanti. Chi sono tutti? Gli spettatori di The Mommy, il film nel film, presto un incubo… angosciante.
L’immaginario è realtà
Non è per fare stupidi giochi di parole, Angoscia è davvero ciò che dice di essere, una rappresentazione grafica del terrore di essere coinvolti in diretta dagli incubi proiettati sullo schermo, di cui non a caso cadono vittime proprio gli occhi.
L’inquietudine è dilagante e nelle pozze di sangue tra i bulbi tagliati via col bisturi senza troppi complimenti Bigas Luna non mancherà di inserire quella nota di humour che spesso caratterizza una certa fetta del cinema di genere ispanico.
È facile che Angoscia sia uno dei migliori film a esplorare l’inesistente confine tra realtà e immaginario, a mescolare la rappresentazione e i rappresentati, facendo scorrere su due binari sul nostro schermo una storia forte, difficile da digerire.
Fausto Vernazzani
Voto: 4/5