Una cancerogena modernità è la cura dal benessere contemporaneo.
Uffici ai piani alti con enormi vetrate, schermi portatili e fissi. La vita privilegiata può essere un continuo guardare altrove dall’alto, tanto lontano da impedire il riconoscimento di un subdolo male: l’agiatezza. È necessaria dunque La cura dal benessere.
Le terme svizzere
Fortuna vuole che in un castello in Svizzera al largo di Zurigo il dr. Volmer/Jason Isaacs l’abbia scoperta e offerta sotto forma di SPA ai ricchi e potenti del mondo, tra cui il broker Lockhart/Dane DeHaan dovrà ripescare il Direttore Amministrativo della sua azienda.
Spedito in via punitiva per una truffa interna, Lockhart è come i suoi superiori un uomo dominato dal suo tic nervoso (nicorette), senza un accompagnamento appagante, lavoro e niente anima, bisognoso come i pazienti della Clinica di una cura dal benessere.
Un gotico strisciante
È inquietante sin dal titolo il nuovo film di Gore Verbinski, con ombre viscide striscianti sin dal principio apparse a contaminare la purezza delle Alpi svizzere, sin nelle sue falde acquifere, ossessione e gioia dei pazienti e dello staff medico della Clinica.
La cura dal benessere è un thriller con venature horror e un’atmosfera narrativa degna di un romanzo tardo-gotico, trasferito negli ambienti della citata Montagna incantata di Thomas Mann, ben iscritto nel contesto storico attuale pur distanziandosi notevolmente.
La modernità in decomposizione
È il contemporaneo in lotta con la modernità defunta, il presente chinatosi ad abbeverarsi alla fonte dove galleggia il cadavere putrefatto del passato. Verbinski registra un film a suo modo importante, una visione del putrido passatismo in cui spesso ci rifugiamo.
Si tagliano le telecomunicazioni, la tecnologia è ferma agli sviluppi della ottocentesca Rivoluzione Industriale. L’ambizione è annullata, bloccato il progresso mentale in favore di una cura dal benessere, dall’acqua, dalle afflizioni della vita stessa. Immortalità?
Il rinascimento di Verbinski
Con La cura dal benessere siamo al miglior film di Verbinski, è possibile leggere la sua passione per il dramma psicologico nei flebili dubbi di Lockhart e la lucidità visiva nei disegni degli spazi creati da Eve Stewart. Un gigantesco acquario in cima alle Alpi.
È in montagna eppure tutto de La cura del benessere si riflette nell’acqua, biforcazioni narrative e al contempo una descrizione efficace e audace dell’elemento costitutivo della Clinica e di ogni suo singolo componente. La cura parla di sé in ogni istante.
Difetti traboccanti pregi
I suoi difetti possono essere nella lunghezza, ma non riesco a immaginarlo privato di 40 minuti; in un protagonista poco carismatico come DeHaan, ma del resto non dobbiamo provare simpatia per lui; in quei 2 secondi finali, lì sì, se ne poteva fare a meno.
Ogni altro elemento si presta a una seconda, se non addirittura a una terza visione, La cura dal benessere è un raro esemplare di cui è difficile individuare con precisione alla prima volta ogni suo pregio, distratti dai riflessi e dal suo atipico insopportabile protagonista.
Regia dominante
La regia prevale sugli elementi a cui in genere ci aggrappiamo, in prospettiva sono le inquadrature spaccate a metà, il treno riflesso diviso in due, le pozze e il cielo, le fratture a pelo d’acqua a sovrastare gli attori, si impongono sullo spettatore.
Ed è una bella sensazione lasciarsi andare alla regia in un testo come La cura dal benessere, soprattutto se pensiamo alla carriera di Gore Verbinski, il cui ultimo film degno è La maledizione della prima Luna, al massimo accettabile l’animato Rango.
Notevole anche la colonna sonora di Benjamin Wallfisch:
Fausto Vernazzani
Voto: 4/5
Mi incuriosisce parecchio!
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La cosa bella è che non finisce di incuriosire anche dopo averlo visto :) merita!
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Ma solo io ho trovato che la trama fosse un po’ pasticciata? Le anguillone mi hanno destabilizzata, aiutami tu che l’hai apprezzato se puoi/vuoi, c’è qualcosa che non ho capito? Perché visivamente è stato pazzesco ma poi mi ha fatta perdere..
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In realtà penso sia più semplice di quello che può sembrare. Alla fine di sorprese non ce ne sono affatto, è tutto chiaro dall’inizio e quello che viene descritto, visto o detto successivamente non altera la trama più di tanto. Gli anguilloni sono solo un MacGuffin. Sulla questione relazioni tra Hanna e Volmer c’è un po’ di confusione perché si dipana la matassa in uno dei momenti più concitati, però si spiega bene se si tiene a mente la leggenda raccontata all’inizio, ma credo fosse comunque una cosa abbastanza prevedibile :) personalmente essendomi immaginato tutto quanto dai primi 10-20 minuti mi sono goduto tranquillamente il lato visivo del film. Non disdegnerei né sconsiglierei una seconda visione per capire meglio determinati aspetti narrativi a questo punto!
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Visto ieri sera, dal punto di vista tecnico l’ho trovato ben realizzato, molto belli gli ambienti costruiti. Molto buone anche le interpretazioni degli attori, unica pecca secondo me, la sceneggiatura, che si perde un po’ durante il film, lasciando alcuni vuoti. A parte questo, tutto il resto é magnifico, inclusa tematica e la colonna sonora, che ho apprezzato davvero molto. Nel complesso soddisfatto.
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Quei vuoti però se ci fai caso possono essere la parte migliore, sono come dei momenti passati a osservare il paesaggio e gustarselo fino in fondo. Come ho scritto, ho avuto anche io la sensazione che ci fossero dei momenti lenti, che forse il film fosse troppo lungo, però privato di anche soli 10 minuti sono convinto che perderebbe tantissimo. È in ogni caso un gran bel film, uno di quelli che si meriterebbe un cult following di quelli seri :D
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