Con Lettera a tre mogli Makiewicz (ri)scrive una commedia sul dubbio
Prima di Eva
Un anno prima di Eva contro Eva Joseph L. Mankiewicz con Lettera a tre mogli sperimenta l’utilizzo del flashback con grande padronanza, concentrandosi sulle mille sfaccettature dell’universo femminile con sensibilità niente affatto scontata. In questo caso raffigurando tre donne e altrettanti caratteri (l’ingenua ragazza di campagna, la donna emancipata, l’astuta arrampicatrice sociale), utilizza con classe parole e elementi tecnici (dal montaggio al sonoro). Perché Lettera a tre mogli è sì una commedia, ma anche uno spaccato amaro e vivido della middle-class statunitense del dopoguerra.
Partendo dall’adattamento del romanzo A Letter to Five Wives di John Klempner il regista di origini polacche e Vera Caspary (entrambi premiati con l’Oscar per questa sceneggiatura, Mankiewicz anche per la regia) ci guidano con stile raffinato eppure caustico tra ingenuità, piccole meschinità e umane debolezze di una città come tante, crocevia di ricchi, nuovi ricchi e uomini che anche un buon matrimonio non riesce a convertire alla causa (l’insegnante interpretato da un ottimo Kirk Douglas).
Una città che, esattamente come le sue protagoniste, offre il meglio di sé nella sua facciata – le case eleganti, gli alberi in fiore, gli outfit curati delle signore – e tiene celati timori, dubbi e desideri tra le pareti domestiche. Fino a che il penetrante fischio di un treno in corsa o lo stillicidio di un rubinetto guasto non ci riporta alla realtà. Un classico di grande modernità che torna in sala dal 13 febbraio in una versione restaurata digitale grazie al nuovo progetto “Happy Return!” di Lab 80 film, dedicato alla distribuzione di film classici in versione originale con sottotitoli.
Francesca Paciulli
Voto: 3.5/5
L’ha ribloggato su Il mio cinemae ha commentato:
Una piacevolissima riscoperta #LetteraATreMogli di Mankiewicz
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