Vite da Popstar - CineFatti

Vite da Popstar (Jorma Taccone, Akiva Shaffer, 2016)

Vite da Popstar, il This Is Spinal Tap di Andy Samberg – di Fausto Vernazzani.

C’è chi considererà la seguente affermazione blasfema, ma devo dirlo: ai miei occhi Vite da Popstar di Akiva Schaffer Jorma Taccone appena arrivato in Italia in home video con la Universal è il degno erede del celeberrimo mockumentary di Rob Reiner, il divertentissimo This Is Spinal Tap, il miglior sfottò alla cultura e allo stereotipo delle star musicali mai girato.

Come il titolo originale lascia immaginare, Popstar: Never Stop Never Stopping, il film di Schaffer e Taccone, facendo uso della formula del mockumentary usata da Reiner, imita e parodizza la moda odierna di realizzare documentari sulla vita delle popstar, da Katy Perry: Part of MeOne Direction: This Is Us fino alla vittima principale: Justin Bieber: Never Say Never. 

Q.I. animale da palcoscenico

Andy Samberg è Conner Friel, ex frontman di una boy band di successo scioltasi da anni, la cui carriera da singolo partì col botto e ora tenta di bissare col nuovo album, Conner4Real, trasformandolo in un’esperienza a 360° con tour mondiale, gossip di primo taglio e, appunto, un documentario sensazionalista sulla sua “incredibile” storia.

Conner Friel, ovviamente, è un imbecille e il “talento” sembra essergli sfuggito di mano: in Equal Rights si distanzia il più possibile dall’esser scambiato per un gay, ma chiede diritti per tutti, in Mona Lisa dichiara il capolavoro di Leonardo a piece of shit e in Finest Girl parla di una ragazza che vuole un rapporto duro come quello tra la US Army e Osama Bin Laden.

I testi controversi – e l’ologramma promiscuo di Adam Levine – contribuiscono all’insuccesso di Conner4Riel portando il mockumentary di/su Conner verso assurdità sempre più incredibili, mettendo alla berlina l’ignoranza, le bizzarrie e le manie delle più giovani popstar che cantano sui palcoscenici di teatri e stadi internazionali e il sistema che le coltiva.

Una sit-com di 90 minuti

Con un mockumentary di questa risma la regia è un piano artistico difficile da valutare, né poi così importante, poiché la simulazione del documentario pone al centro dell’attenzione le situazioni e più di ogni altra cosa gli attori e la loro capacità di creare un contatto col pubblico, quasi fosse una situation comedy.

I suoi protagonisti, in questo caso l’Andy Samberg di Brooklyn-Nine-Nine su tutti (adorato conduttore degli Emmy 2015), sono fenomenali, le partecipazioni esterne solo un piacevole contorno (Emma StoneP!nkRingo Starr tra i tantissimi), fatta eccezione per il simpaticissimo cammeo di Seal in lotta contro un branco di lupi fuggiti dalla cattività.

La presa dell’originalità

Si differenzia da This Is Spinal Tap verso il finale abbandonando lo stile soft per una virata verso un humour demenziale e acquisendo l’uso di una trama più convenzionale con la storia della reunion degli Style Boyz, la boy band di cui Conner era frontman, insieme a Kid Brain e Kid Contact, co-protagonisti interpretati dai due sceneggiatori e registi, Jorma Taccone e Akiva Schaffer.

L’unico difetto per una platea internazionale potrebbe essere un umorismo molto vicino alla vita e alla cultura pop USA – soprattutto nei testi delle canzoni -, da noi in Italia seguita solo nelle sue frange più conosciute e non sempre fino in fondo. Di sicuro apprezzeranno i detrattori delle star come Justin Bieber, forse molto meno i suoi fan più sfegatati.

What Was That Beat!

La colonna sonora è un must, anch’essa firmata dal trio principale, Schaffer, Taccone e Samberg, con contributi occasionali di altri autori, cantata poi nella versione pubblicata da The Lonely Island – li ricorderemo per il singolo Everything Is AWESOME!!! dello spassoso e altrettanto assurdo The LEGO Movie di Chris Miller e Phil Lord.

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