Il fantasy ritrova un briciolo di dignità con Warcraft.
Con una lunga serie di poco intelligenti domande retoriche stabiliremmo quanto è prevedibile la trama di Warcraft, ma che lo sarebbe stato era a sua volta immaginabile sin dall’annuncio della sua genesi.
Duncan Jones al suo primo alto budget non era certo stato chiamato per sorprendere con sconvolgenti archi narrativi o di portare Warcraft al livello delle pagine di Tolkien o altri classici del genere fantasy.
Lo scopo era dare vita alla fortuna del videogame Blizzard e a una spietata guerra tra umani, orchi e qualche altra creatura magica qua e là riservata probabilmente per un ruolo migliore nei potenziali sequel.
Si può dire Jones abbia ottenuto questo modesto risultato.
Attraverso lo specchio
La vita è energia, il propellente dell’orda di orchi comandata dalla potente magia mortale dello stregone Guldan (Daniel Wu), la guida attraverso molteplici mondi da sfruttare fino all’ultima goccia di sangue.
Esistenza nomade a cui non si inginocchiano all’unanimità e Durotan (Toby Kebbell) è uno dei capoclan in questione, con gli occhi rivolti ai ricordi di cacce tranquille, stabilità e alberi coperti di neve.
Natura in cui prosperare, la stessa che circonda il mondo di Azeroth dove Guldan e la sua brigata arrivano per aprire un portale all’orda in trepidante attesa nell’ultimo mondo saccheggiato.
Agli umani di Azeroth ovviamente non va giù l’idea di essere drenati della loro vita e privati del loro mondo, soprattutto al comandante Lothar (Travis Fimmel) dell’esercito di Re Wynn (Dominic Cooper), classico soldato impavido.
Una truppa completata dal mago Khadgar (Ben Schnetzer) e dal guardiano Mediwh (Ben Foster), a cui si aggiungerà la mezzosangue Garona (Paula Patton). A mezz’ora dal’inizio, lo svolgimento sarà già chiaro.
È tutto in discesa
Stabilita la velocità Warcraft resta da svelare solo attraverso la via del come. Quale sarà la strada scelta da Duncan Jones per arrivare alla meta finale prefissata dalla premessa iniziale? Mazzate alla cecata.
Le scene d’azione piovono una dietro l’altra, armate di orchi dalla forza incredibile contro cavalieri umani da schiacciare a suon di martellate, risultati dell’ottimo lavoro di Industrial Light & Magic, la Hybride e Rodeo FX.
E una volta tanto sono gli eroi i personaggi più interessanti, sviluppati meglio dei bidimensionali villain di Daniel Wu e… vabbè, è uno spoiler, anche se lo capirebbe pure un paguro bernardo con la conchiglia al contrario.
Riempire gli spazi bianchi
Il potenziale non manca ed è una conferma del fatto che Jones sa fare il suo mestiere, ma quel guizzo geniale dietro il suo esordio Moon è svanito come lacrime nella pioggia a favore di un intrattenimento sicuro ma rozzo.
Forse anche troppo concentrato sul politically correct di fondo, un foglio bianco da colorare negli eventuali sequel – del resto il titolo è Warcraft: L’inizio – dove questa storia interrotta sul più bello si spera sarà trattata meglio.
Clamoroso, sensazionale, rivoluzionario, come le domande retoriche è lunga anche la lista degli aggettivi che mai useremo per descrivere Warcraft ma sopravviveremo ugualmente senza un nuovo capolavoro.
Un franchise fantasy di media caratura ce lo meriteremmo.
Fausto Vernazzani
Voto: 3/5