Captain America: Civil War

Captain America: Civil War (Anthony & Joe Russo, 2016)

Captain America: Civil War – la recensione di Victor Musetti.

Finalmente ce l’hanno fatta. Sono riusciti a mettere insieme un numero di personaggi sufficiente per portare sullo schermo uno degli eventi Marvel più famosi e apprezzati di sempre: Civil War di Mark Millar e Steve McNiven. Inserito tra gli Avengers, fuori tempo massimo, anche Ant-Man e, come grande sorpresa, il nuovissimo giovane Spider Man, finalmente in grado di interagire con Capitan America, Iron Man e tutti gli altri.

Nonostante il titolo di Civil War è chiaro sin da subito quanto il fumetto di riferimento sarà seguito ben poco, per non dire affatto, rimanendo una vaga linea tematica sopra cui inserire di tutto e di più. L’espediente narrativo è lo stesso, ovvero la responsabilità degli Avengers nei danni collaterali provocati dalle loro battaglie, che continuano a provocare troppe vittime civili innocenti. Nel fumetto veniva chiesto agli eroi mascherati di registrare le proprie identità, qua invece si tratta di una richiesta delle Nazioni Unite di fare degli Avengers un’organizzazione governativa, così da poterli controllare meglio. Tony Stark sta col governo, Steve Rogers si rifiuta di firmare.

Il film è un tentativo molto confusionario di essere da una parte un seguito delle avventure da solista di Capitan America, con la ricerca da parte di quest’ultimo del suo ex compagno di avventure Bucky, dall’altra invece di essere in tutto e per tutto un seguito delle avventure degli Avengers. Il risultato è senz’altro altalenante. Si tratta infatti di un film lunghissimo, con tantissime scene d’azione (troppe) e davvero pochi elementi di novità rispetto al passato, eccezion fatta per l’aggiunta di nuovi personaggi, tra cui spicca senz’altro Pantera Nera.

Oltre ad una struttura narrativa che ormai si ripete da almeno 10 film, ciò che comincia a stancare dei film Marvel (ad eccezione de I Guardiani della Galassia e del primo Captain America) è senz’altro l’estrema povertà visiva. Gli unici ambienti che possiamo vedere sono: uffici, interni di palazzi, tetti di palazzi, strade, autostrade, aeroporti. Neppure le possibilità offerte dalla presenza di Pantera Nera, che nei fumetti vive in mezzo a una foresta, hanno spinto a dare un minimo di varietà visiva a questo Civil War, in cui l’unico colore visibile è dall’inizio alla fine il grigio. Basta aprire a caso un qualsiasi fumetto di Capitan America per rendersi conto quanto l’essenza del divertimento nelle sue avventure fosse rappresentato proprio dalla varietà e dalla ricchezza visiva che i suoi assurdi personaggi riuscivano a dare.

L’universo Marvel interpretato dai fratelli Russo è un universo monotono, monocorde, noioso, inutilmente realistico, in cui ci si sforza in tutti i modi di fare riferimenti ai fumetti (inutile in questo senso chiamare il personaggio di Daniel Bruhl con il nome di Barone Zemo) senza però fare niente di sostanziale per avvicinarcisi davvero. C’era molto, ma molto più sforzo, dal punto di vista dell’aderenza ai fumetti e del puro intrattenimento, nel maltrattatissimo Batman v Superman. Siamo lontani anni luce dalla spensieratezza del primo Avengers, ad oggi forse il film che più di tutti è riuscito a portare sullo schermo l’essenza del fumetto Marvel.

Captain America: Civil War è un giocattolone di due ore e mezza in cui ogni presunto espediente narrativo è una scusa per vedere i supereroi prendersi a cazzotti tra di loro. Ma il gioco alla lunga stanca (anche se c’è una grande soddisfazione finale nella partecipazione di Ant-Man, e Spider-Man è davvero quello dei fumetti) e, per la prima volta, non lascia la voglia di vederne di più.

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