Quel che resta di Ciò che eravamo – di Francesca Paciulli.
Hubbel (Robert Redford) ha un ciuffo ribelle che non vuole saperne di stare a posto. Katy (Barbra Streisand) sfoggia un naso importante e una cofana di ricci che però non le impediscono, in mezzo a tante bellezze wasp, di conquistare il ragazzo più conteso del college.
Lui è un aspirante scrittore, bello come e più di una star del cinema, conservatore e benestante. Lei, ebrea, attivista della Lega dei giovani comunisti, brillante e intransigente, è sempre pronta a battersi per una causa politica in cui crede. In un arco temporale che va dalla fine degli anni Trenta ai primi Sessanta, si prendono e si lasciano. Prima come amici, ai tempi delluniversità – dove lui gozzoviglia con gli amici e infrange cuori e lei per mantenersi lavora in una tavola calda – poi come coppia. Non ci sarà un finale lieto.
Ci si mettono di mezzo la vita, il cedimento (di lui) al compromesso e lincessante ostinazione di Katy. In Come eravamo ancora prima dellimpegno (di cui è comunque permeato il film, con riferimenti all’attualità del tempo: la guerra, la lotta al nazifascismo, la caccia alle streghe in pieno maccartismo, il riarmo atomico), ci sono i sentimenti: lamore e il dolore della separazione.
I due protagonisti si amano ma non riescono a stare insieme. Sono troppo diversi come troppo diversi sono i loro ideali, le loro idee. Lui è uno scrittore in cerca di approvazione e di fronte alle sirene di Hollywood non riesce a resistere, consapevole di deludere lintegerrima Katy. Perché, se con il passare degli anni, lumanissimo Hubbel accetta di omologarsi e di aprirsi ad una esistenza fatta di sfumature, Katy continua a rappresentare lanimo più incorruttibile e idealista, quello che ammiriamo anche il suo compagno ma che in ogni circostanza della vita di tutti i giorni difficilmente riusciremmo a portare avanti.
Sceneggiato da Arthur Laurents (come numerosi colleghi tra gli anni Quaranta e Cinquanta inserito nelle liste della commissione McCarthy per attività antiamericane), il film rappresenta lennesima collaborazione del regista Sydney Pollack garanzia di eleganza con lamico Robert Redford (solo lanno prima avevano girato insieme il western Corvo rosso non avrai il mio scalpo) e la prima con Barbra Streisand, artista e diva a tutto tondo: cantante, attrice, regista e produttrice cinematografica. Non bellissima ma con un fascino reso unico dal talento vivace e mutevole. Talento che in Come eravamo emerge in ogni fotogramma: quando Katy smista volantini e finge di non accorgersi del fascino di Hubbel, quando Katy per amore di Hubbel accetta di trasferirsi a Los Angeles e le palme le mettono malinconia, quando Katy si sente sola in mezzo a produttori e sceneggiatori che parlano solo di soldi e successo.
Leggenda vuole che Barbra non perdonò mai a Pollack di aver tagliato alcune scene del film, in seguito ad una proiezione privata. Tra queste anche quella con cui si sarebbe compreso il vero motivo per cui Katy e Hubbel decidono di lasciarsi. Probabilmente proprio grazie a quei tagli, il finale di Come eravamo, con Katy che per lultima volta sistema dolcemente la frangetta dispettosa di Hubbel, è uno dei più struggenti di sempre. Non ci interessa sapere il motivo esatto per cui non possono più stare insieme, nonostante si siano amati tantissimo o forse proprio per questo. Ci resta pur sempre la loro storia damore. E una canzone (The way we were di Marvin Hamlisch e cantata da Barbra) a cui basta partire con le prime note per emozionare.