A Girl Walks Home Alone at Night (Ana Lily Amirpour, 2014)

di Victor Musetti.

Ne hanno parlato veramente tantissimo di questo A Girl Walks Home Alone at Night, il cosiddetto primo film di vampiri iraniano (che in realtà è stato interamente girato in California, seppur recitato in persiano) diretto dall’esordiente Ana Lily Amirpour e prodotto grazie ad una fortunatissima campagna di crowd-funding su IndieGogo. L’ambientazione, costruita ad hoc per sembrare una città iraniana, con tanto di cartelli stradali in lingua, è un’immaginaria città di nome “Bad City”, popolata da persone ai margini, dipendenti da droghe e tutti, chi più chi meno, implicati in qualche piccolo affare con la criminalità organizzata.

La “Girl” del titolo è una figura della notte, uno spettro che controlla e punisce le persone secondo un non specificato e personale concetto di giustizia morale. Nonostante questo è anche una ragazza sola, un po’ hipster, che si diverte a spaventare i ragazzini per insegnargli a fare i bravi con i loro genitori. Uno dei pochi ad essere risparmiato dalle sue incursioni notturne è è il giovane Arash, un ragazzo buono e pulito incastrato in casa con il proprio padre afflitto da terribili crisi di astinenza. Tra i due nascerà un rapporto del tutto particolare.

La prima cosa che salta all’occhio nel film dell’esordiente Ana Lily Amirpour è senz’altro l’estrema cura riservata al comparto visivo. Fotografato in un elegante bianco e nero, saturo di lens-flares, A Girl Walks Home Alone at Night ricorda a più riprese i primi film di Jim Jarmusch, senz’altro una delle principali fonti di ispirazione, specialmente per quelle lunghe carrellate che inquadrano i marciapiedi in cui si spostano i protagonisti. Anche l’utilizzo delle musiche, vere protagoniste di numerose sequenze, ricorda molto il cinema del regista statunitense.

Per il resto il maggior pregio del film è senz’altro l’incredibile tensione che riesce a creare nella sua prima parte, con un fascino innegabile nel costruire il proprio mondo e nel presentare i suoi personaggi quasi come in un film western. Addirittura l’uso delle musiche, forse abusato nella seconda parte, dà origine ad una scena che da sola vale tutto il film, quando la ragazza incappucciata si fa ospitare nella casa del capo criminale della città. Nasce tra i due un piccolo siparietto silenzioso, mentre lui balla la house music a torso nudo e nel frattempo tira qualche striscia di coca.

Sono tanti i piccoli momenti che aspirano, e in parte riescono, a rendere A Girl Walks Home Alone at Night un piccolo cult, se non fosse che ad un certo punto il film non sa evidentemente più dove vuole andare a parare e comincia girare a vuoto, tra una musica e l’altra, lasciandoci lì, in attesa di rimanere in qualche modo sorpresi, per poi terminare all’improvviso. Insomma, senz’altro un lavoro che deve il suo successo soprattutto all’intelligentissima campagna promozionale che gli è stata affiancata, ma che purtroppo cerca di colmare con la forma i suoi evidenti limiti di sceneggiatura. Merita comunque una visione.

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