Childhood's End - CineFatti

Childhood's End: Le guide del tramonto

Fine e inizio si incrociano nella miniserie sci-fi Childhood’s End.

È inevitabile fare il suo nome in una chiacchierata sulla letteratura di fantascienza, Arthur C. Clarke è una figura chiave nel genere più giovane. Autore di innumerevoli romanzi, conosciuto dai più grazie al racconto The Sentinel da cui Stanley Kubrick, col suo aiuto, trasse uno dei massimi capolavori della storia del cinema, 2001: Odissea nello spazio. Nel suo territorio fu uno scrittore imponente, al di là del singolo racconto citato, padre di romanzi come La città e le stelle, Incontro con Rama e Le guide del tramonto.

Quest’’ultimo è il nostro protagonista di oggi, tradotto così in italiano dall’’inglese Childhood’’s End, “La fine dell’’infanzia”, un romanzo di fantascienza colmo di riferimenti religiosi, attacchi o agganci, dipende dal punto di vista, –conoscendo la penna (la prima è la più probabile). Adattato per la prima volta per lo schermo da Nick Hurran e Matthew Graham in una miniserie in 3 episodi per SyFy, trasmessa dal 15 al 17 dicembre, Childhood’’s End è la storia dell’’incontro tra gli umani e gli Overlord.

La paura della scienza

Il libro fu pubblicato nel 1953, a pochi anni dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, da un uomo che combatté nell’aviazione britannica e come tanti resse il peso del terrore nucleare nella lotta glaciale tra i due blocchi che dividevano il mondo.

Dove ci porterà la ricerca scientifica, cosa stiamo costringendo questo pianeta a subire? Così un giorno nei cieli della Terra volano astronavi immense, lo spazio aereo si blocca e dopo un breve silenzio ai vivi appaiono i loro morti: parla Karellen (Charles Dance), il nuovo supervisore per la Terra. Sono venuti in pace.

L’apatia nel benessere

È la verità. La razza umana non è più sola, gli Overlord sono giunti per fare da genitori, mettendo fine a ogni conflitto, ristabilendo la serenità fra i popoli, distribuendo le risorse ed eliminando ogni forma di disuguaglianza.

Quale sia lo scopo o il loro aspetto saranno rivelazioni future, tra profondi sospiri di tristezza, sia dal lato terrestre che dagli abissi dell’’universo. Un arco di oltre vent’’anni dove il benessere sarà affiancato dall’’apatia e tutto ciò che c’’è di umano sbiadirà.

Aggiornamento riuscito

Tanto di cappello, SyFy. Adattare Childhood’’s End era un’’impresa complessa, gran parte dei temi suonano obsoleti, eppure mai come oggi la decadenza dei miti religiosi e il terrore dell’’atomica si è fatto sentire.

Putin e Trump riportano in auge la bomba, il Giubileo del papa mette in luce la scarsa attenzione per gli eventi ecclesiastici e il terrorismo di matrice islamica pone la religione sotto un’’ottica distruttiva, l’a ammanta di un’’aura di confusione estrema.

Childhood’’s End è arrivato in tempo.

Un ponte tra ieri e oggi

SyFy è lo spazio perfetto per ospitarlo, un canale imbarcatosi in un’’avventura volta al rinnovamento del palinsesto e della propria posizione nel mercato televisivo statunitense, ri-affermandosi come uno dei luoghi chiave dove la sci-fi si sviluppa.

Childhood’’s End, come Ascension fece un anno prima, costruisce un ponte tra la science fiction classica e i giorni nostri. Producendo serie e miniserie di qualità, senza puntare al capolavoro assoluto –(ci pensa la HBO) SyFy cerca solo il giusto oggetto di consumo.

Nel guardare ai propri limiti SyFy ci ha regalato una miniserie di sicuro meno avventurosa di Ascension, del resto era materiale originale solo ispirato a racconti come Tredici verso Centauri di J.G. Ballard, ma in sé riesce a racchiudere un messaggio marcato, solido, organizzato un mattone alla volte nei suoi tre episodi.

Achtung, Spoiler!

E qui, perdonatemi, sono costretto a scendere negli spoiler: Childhood’’s End è la storia degli uomini, cresciuti dal diavolo, tali sono infatti le fattezze degli Overlord, e distrutti da Dio, la coscienza galattica.

In fin dei conti, sia su carta che su pellicola, Childhood’’s End è la versione fantascientifica della fine del mondo, l’’Apocalisse che ci attende dietro l’’angolo una volta riconquistato l’’Eden, è l’’Utopia di Tommaso Moro all’’inverso, dove il benessere abbatte la cultura anziché il contrario.

Il sogno dell’uomo, schiavo di “troppe credenze e poca conoscenza” una volta diventato realtà assume le caratteristiche del sogno: diventa incorporeo, distante, “tutto” e niente.

Il dubbio prende la posizione principale, reale protagonista ben calibrato dallo sceneggiatore Graham –(con Life on Mars fece esperienza a sufficienza in materia)– e dal regista Hurran, un fan dei fasci di luce e dei contrasti.

Dall’angolazione bassa verso l’’alto ci si muove poco alla volta verso il polo opposto: la visione antropocentrica dell’uomo, alla vigilia dell’antropocene, appunto, è spinta a ridimensionarsi, a essere un puntino in luoghi asettici, dai colori vivaci e il nulla totale.

Il punto di vista dei personaggi è messo in discussione, sostituito dall’’imponenza degli Overlord, identici alla classica iconografia del demonio, con corna enormi, ali gigantesche e gli zoccoli abituati al pianeta vulcanico, infernale, da cui provengono.

Sono dettagli ben in vista, volutamente didascalici. Forse potremmo definirli scontati, però efficaci, leggeri, un sistema semplice per aiutare gli spettatori a comprendere con rapidità il significato della storia, sostituendosi con grazia alle parole scritte.

Childhood’’s End così va visto, con lo sguardo di chi non desidera, o almeno non si aspetta, un prodotto rivoluzionario. Tutt’’altro, SyFy offre un altro serial devoto all’’intrattenimento, con umiltà tenta di riconquistare il suo posto nel cuore degli spettatori, dopo anni di orrori. Oggi, alla seconda miniserie, SyFy è decisa a farsi perdonare con questi esperimenti, regali agli amanti della fantascienza di tutto il mondo che non potranno dirsi altro che entusiasti dei risultati finora raggiunti.

Fausto Vernazzani

2 pensieri su “Childhood's End: Le guide del tramonto

  1. Serie orribile e senza senso. L’inettitudine umana dinnanzi al prenderlo in quel posto.

    Si può riassumere così:
    “Non siamo demoni, non lasciatevi ingannare dal nostro aspetto! É un caso che l’uomo ci vedesse come tali..”
    Decenni dopo “abbiamo fregato l’umanità”.

    Come il libro, un’opera piatta e irritante.

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