Oh Boy

Oh Boy – Un caffè a Berlino (Jan Ole Gerster, 2012)

Un caffè a Berlino più nero che bianco

Quella di Oh Boy – Un caffè a Berlino sarà una giornata particolare. Sfortunata, soprattutto. Il suo protagonista Niko Fischer (Tom Schilling) è un lavativo con i capelli unti e – si scopre quasi subito – il vizio del bere, che nel giorno raccontato dal film di Jan Ole Gerster forse avrebbe fatto meglio a non alzarsi dal letto.

La Berlino in cui si muove fra una disgrazia e l’altra è vestita di un bianco e nero (Philipp Kirsamer) che fa pensare ai colori più di quanto facciano i colori stessi; è immensa, malinconica, rigida e popolosa, e Gerster non si risparmia nel mostrarla attraverso miriadi di inquadrature panoramiche e taglienti scambi di battute, nel giusto equilibrio tra interpreti e sfondo.

L’amaro in bocca

In Oh Boy la tragicomicità è di casa e il caffè un pretesto: come nelle fiabe o nei migliori film orientali, funge da motore per il viaggio – fuori e dentro, è inutile precisarlo – che Niko compie per ritrovare inconsciamente quel sé lasciato indietro almeno due anni prima.

Gerster si impegna a raccontarlo scrivendo e dirigendo e vi riesce in modo egregio; la storia fila senza un singolo momento di stasi rapendo lo sguardo dello spettatore e coinvolgendolo direttamente in un mondo che ha dalla sua tutta la forza prorompente della realtà.

Nell’anima nascosta di Berlino

Ma pur essendo un film realista – e in un certo senso proprio per questo – pur affrontando da vicino la crisi di un individuo qualunque che arriva a sentire la propria inadeguatezza attraverso le stranezze degli altri, pur criticando neanche troppo velatamente la durezza della vera società tedesca, Oh Boy mantiene una carica onirica, un senso di sospensione come di sguardo assonnato alla prima luce dell’alba, che si dispiega tutto negli ultimi dieci minuti di girato.

È in quei pochi istanti, prima urlati e poi silenziosi, che Berlino mette a nudo la sua anima: i suoi ricordi, il suo dolore, la sua bellezza. Un premio per chi ha accompagnato Niko fino in fondo, fino al suo caffè. Una pietra preziosa del cinema recente, inaspettata e imperdibile.

Francesca Fichera

Voto: 4.5/5

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