di Francesca Fichera.
“Oggi io, CineFatti e San Gennaro abbiamo fatto il miracolo. Siamo riusciti a radunare TUTTI GLI AGGIORNAMENTI possibili sugli adattamenti cinematografici e televisivi dell’opera di ?Stephen King?”. Così scrivevo esattamente un anno fa, inconsapevole del fatto che la rubrica del #CineKing sarebbe riuscita nell’intento di andare avanti, sino a compiere il suo primo compleanno.
Da quel giorno, molte cose sono cambiate, sul nostro sito ma soprattutto nel mediamondo (copyright della sottoscritta!) del Re del Brivido, da poco insignito della National Medal of Arts niente poco di meno che dal presidente Obama, e con un paio di libri in arrivo – l’edizione italiana di Finders Keepers, intitolata Chi perde paga, e la nuova raccolta di racconti The Bazaar of Dreams.
Solo da noi infatti l’estate ferma tutto, dopo l’update del 19 luglio (l’ultimo in ordine cronologico) si sono aggiunte parecchie novità alla già folta schiera di informazioni provenienti dall’universo degli adattamenti kinghiani. In merito a queste, si può iniziare col dire che il numero delle defezioni è stato nettamente superiore a quello delle conferme: molti progetti infatti hanno subito un netto stop, in medias res o addirittura ancora prima di partire – come abbiamo visto accadere con la versione di IT a cura di Cary Fukunaga. Quest’ultimo ci ha però tenuto a precisare che il suo abbandono non è stato dovuto a questioni di budget, al contrario di quanto sostenuto dalla stragrande maggioranza della stampa, ma a causa di divergenze artistiche fra lui e la produzione, che gli avrebbe chiesto di rendere meno offensivo lo script – script invece molto apprezzato da King. La New Line ha poi deciso di sostituire Fukunaga con Andy Muschietti, acclamato autore de La madre, già precedentemente coinvolto nell’adattamento del racconto The Jaunt (Il viaggio), di cui si sa poco e nulla; il regista comunque non ha ancora rilasciato particolari dichiarazioni. L’unico dato abbastanza certo resta quello della divisione in due parti del film, per come l’avevano pensata Fukunaga e lo sceneggiatore Chase Palmer.
Passiamo alle news più succulente: fra queste c’è sicuramente, e prima di tutto, quella del debutto de La Torre Nera – la cui regia, giusto per ricordarlo, è stata affidata al danese Nikolaj Arcel, autore di Royal Affair – il 13 gennaio 2017. Solo un anno e mezzo dunque ci separa da una delle trasposizioni cinematografiche probabilmente più attese della storia (certo, chi ha obiettato che si sarebbe potuto scegliere il giorno 19 del mese non ha tutti i torti, visto pure che, per quanto ne sappiamo, zio Stephen ha un rapporto poco armonioso con il numero 13).
E continuiamo con quella che, per chi vi scrive, rappresenta un’altra fantastica notizia: la cancellazione di Under The Dome. Una serie tv che fin dalla prima stagione era riuscita a spingere persino una fan kinghiana come la sottoscritta a premere il tasto off in maniera compulsiva. I pochi, coraggiosi testimoni del disastro – giunto, non si sa come, al suo terzo capitolo – parlano senza esitare di “delirio“. Qualcun altro, invece, sta ancora lì a difenderla… oppure finge di non averlo mai fatto. Io vi lascio un consiglio accorato: se manca ancora al vostro appello, NON RECUPERATELA MAI.
Sempre in tema di serie televisive, ce n’è una che, contrariamente alla precedente, un po’ dispiace sapere che finirà: Haven. La SyFy ha infatti annunciato che lo show liberamente ispirato a Colorado Kid si fermerà alla quinta stagione. Motivo: l’inarrestabile calo dello share. Un vero peccato perché, nonostante il basso livello del budget e il di poco più alto livello del target di riferimento, la serie – come a suo tempo scrissi, qui e qui – aveva dimostrato, almeno fino alla terza stagione, di saper gestire bene i temi e le emozioni appartenenti al multiverso di King. In che modo e in che senso saranno precipitate le cose? Mentre cerchiamo una risposta, voi datele comunque una chance.
E per concludere la carrellata sugli adattamenti per il piccolo schermo non può mancare la notizia, recentissima, di una nuova versione del racconto La nebbia dopo lo strabiliante film di Fran Darabont [per la recensione, cliccate qui]. Ancora un danese, Christian Torpe (Rita, da Netflix), lavora alla sceneggiatura della serie per conto della Dimension Television, i cui addetti si dicono entusiasti dei risultati sinora ottenuti. Ma la domanda che viene da farmi, e che rigiro anche a voi, è: era davvero necessario? Fermo restando che un racconto, specialmente come quello, poco si presta – data la sua compiutezza – alla forma narrativa allungata della serialità. Ok, staremo a vedere, però un po’ le spalle viene di alzarle.
In conclusione, scegliamo ancora una volta la speranza. Che quasi era morta dopo due anni dall’annuncio relativo a un nuovo Pet Sematary per la regia di Juan Carlos Fresnadillo (28 settimane dopo). Ebbene, a volte ritornano, com’è accaduto sulle pagine interattive di Dread Central, dove lo sceneggiatore Jeff Buhler ha rilasciato alcune dichiarazioni intorno al progetto. Il film, che potrebbe andare in produzione alla fine di quest’anno sotto l’egida della Paramount, andrà a concentrarsi su di un aspetto della storia che le precedenti versioni hanno con ogni probabilità trascurato: nello script, oltre all’ovvia presenza delle forze sovrannaturali
il vero orrore è “Cosa faranno quelle cose alla famiglia? Cosa suscita in una persona vedere il proprio figlio morire e sapere di poterlo far tornare indietro? In che modo si combatte con un’idea simile? E se e quando si opta per essa, che cosa succede? Tuo figlio sarà sempre lo stesso? In che maniera la vita potrà tornare alla normalità? […] Tutto ciò si discosta molto dal film del 1980, che pure adoro per certe cose che sono effettivamente intrinseche a quel periodo in termini di genere, come il camionista che fuma una canna ascoltando una canzone dei Ramones. Ma quando un bambino piccolo torna indietro con un bisturi in mano, per la serie ‘vieni a giocare con me’, diventa un po’ Chucky [la bambola assassina]. Con questo [script], invece, abbiamo voluto esplorare maggiormente l’aspetto emozionale. L’horror viscerale rimane, ma sono sempre stato convinto del fatto che quando ci si avvicina di più ai personaggi e alle loro emozioni, e poi si colpisce allo stomaco, fa dieci volte più paura.
E voi, che ne pensate?