Buttati Bernardo!

Buttati Bernardo! (Francis Ford Coppola, 1966)

Buttati Bernardo! Il Coppola che non vi aspettereste.

Secondino: Puoi uscire.
Bernardo: Perché?
Secondino: Non sei più in custodia, è stata pagata la cauzione.
Bernardo: Sono rimasto sotto custodia dei miei genitori per quasi venti anni di fila e non mi hanno inculcato altro che timori, delusioni e complessi di colpa. D’ora in avanti io resterò sotto la mia custodia, non voglio uscire!
Secondino: L’ha pagata una bella ragazza.
Bernardo: Allora esco.

Buttati Bernardo!, altrimenti detto You’re A Big Boy Now in una rara felice e originale traduzione italiana del titolo originale, è il terzo film di Francis Ford Coppola basato sul romanzo di David Benedictus e presentato come tesi per il master dell’allora 27enne regista alla UCLA, in anni in cui ebbe come compagno di corso un certo James Jim Douglas Morrison.

Lungometraggio che traspone un irriverente romanzo di formazione, è una pellicola grottesca e che, pur a corrente alternata, mostra tutto il talento visivo di quello che diventerà di lì a breve uno dei più grandi registi della storia del cinema.

Ma Buttati Bernardo! non è solo una curiosità nella storiografia di Coppola ma un ottimo film sull’importanza di una controeducazione, una pedagogia visiva della rivolta all’autorità genitoriale che ricorda da vicino quella del più celebre Il laureato, di cui a ben vedere questo film è una sorta di fratellino minore, minore per l’età del protagonista e per le ambizioni della regia.

Bernardo/Peter Kastner è un diciottenne sgangherato e impacciato che lavora, poco e male, per il padre. Intorno a lui un corteo di personaggi caratteristici ed eppure plausibili: la mamma iperprotettiva, l’amico furbo e avvezzo alla vita, la casalinga bella e sola, il poliziotto che s’identifica col proprio mestiere e così via.

Bernardo è ricco di immaginazione e pieno di voglia di vivere, vuole rompere la gabbia genitoriale e quella più fitta della società bigotta in cui vive, scoprire la propria strada e soprattutto iniziare a percorrerla. Saranno due donne a mostrare i lati estremi dell’indipendenza affettiva: la seducente e dominante Barbara/Elizabeth Hartman e la fedele e comprensiva Amy/Karen Black.

Ma la storia d’amore è ciò che di meno riuscito questo film ha da offrire allo spettatore, mentre certe ambientazioni beat, il corollario di macchiette attorno a Bernardo, le sue fughe rocambolesche e la sua volubile condizione di giovane ribelle.

Con musiche composte per l’occasione dai Lovin’ Spoonfull, eccentrica rock band 60’s il cui leader era John Sebastian, la cui casa erano i club del Greenwich Village e autori poi di diversi classici hippy (Summer In The City, Do You Believe In Magic, Daydream) e con attori che estremizzano ogni umore e poi destinati a ruoli minori eccezion fatta per Geraldine Page (La dolce ala della giovinezza, Interiors) Buttati Bernardo! è una fiaba moderna sull’avere vent’anni, un film che, come leggere Il giovane Holden di Salinger, dopo i vent’anni genera tenerezza per il modo in cui le tematiche vengono trattate; niente affatto per quanto riguarda alcune trovate, come la splendida conclusione in cui una coppia, dopo esser riuscita a sfuggire a tutti e formatasi sul riconoscimento dei propri limiti si abbuffa senza limiti di ciambelle prodotte in serie, immagine ficcante di una condizione generale che la generazione che nel 1968 aveva vent’anni si troverà a vivere malgrado aver cambiato tanto, ma non tutto, specialmente per la generazione dei figli a venire.

Ma questo forse è più una lettura postuma che intenzione del regista, il film merita comunque di esser visto perché divertente, intelligente e felicemente ingenuo.

Luca Buonaguidi
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