Haunters, vite distrutte dai superpoteri.
Unbreakable di M. Night Shyamalan ai miei occhi è senz’altro uno dei migliori film di supereroi in circolazione. Senza se e senza ma. Era inevitabile dunque che scattasse la scintilla una volta visto il suo degno erede, spuntato fuori in Sud Corea per la regia di Kim Min-suk, co-sceneggiatore de Il buono il matto il cattivo, ovvero Haunters, con protagonisti il bravissimo Gang Dong-won e l’emergente Go Soo.
Impotenti
Toni e ambientazioni sono simili al secondo film di Shyamalan, siamo in una provincia di periferia a osservare una famiglia spaccata in due. Loro figlio Cho-in inizia a mostrare delle capacità sovrannaturali inspiegabili, ha l’abilità di controllare la mente delle persone con cui incrocia lo sguardo. Un potere temuto dai genitori.
Impotenti di fronte ai poteri del figlio e spaventati dalla sua forza mentale, saranno sopraffatti dal piccolo quando scoprirà il loro tentativo di ucciderlo. Così proseguirà la sua vita, crescendo nell’illegalità e nella solitudine fino al giorno in cui per caso incontrerà la sua inconsapevole nemesi positiva, Kyu-nam.
La storica lotta
Abbiamo un villain cosciente della sua forza (Gang Dong-won) e un eroe ancora ignaro dei suoi incredibili poteri (Go Soo), la rappresentazione pura e semplice del conflitto tra il bene e il male incasellati in una sceneggiatura precisa e mai invadente, guidata da una regia degna dei migliori thriller dello straordinario cinema sud coreano.
Il pregio fondamentale di Haunters è il non volere a tutti i costi dare un nome ai poteri dei due protagonisti, ognuna delle loro capacità viene svelata mano a mano dalle loro azioni. Kim Min-suk, proprio osava Shyamalan nelle sue prime regie, cosparge la sua opera prima di una serie di piccoli indizi volti a dare una spiegazione a tutto.
Spiegazioni, non intollerabili, quasi scientifiche, dando allo spettatore la possibilità di costruirsi da solo la catena degli eventi o individuare le indicazioni mancanti. Ogni dettaglio è nelle immagini o in un minuscolo istante della vita dei protagonisti. Un modo fantastico per tenere attiva la mente del pubblico e spingerlo alla seconda visione..
Motore, AZIONE!
La differenza con Unbreakable irrompe quando diventa ovvia l’intenzione di Kim Min-suk di non sfociare nel dramma introspettivo – niente Go Soo dallo sguardo tragico come Bruce Willis – e di esplodere in una sequela di scene d’azione senza alcuna pietà verso le numerose comparse e la sensibilità del suo eroe Kyu-nam.
Laddove altri avrebbero preferito esplorare la condizione mentale e sociale di un uomo afflitto da poteri sovrannaturali, Kim Min-suk preferisce inserire inseguimenti, corse contro il tempo per impedire al megalomane e disperato Cho-in di fare una strage di persone innocenti. Tutto sotto gli occhi dei comuni mortali.
Tra questi figurano le due spalle multi-etncihe di Kyu-nam, uscite fuori da un classico film di supereroi. Il compagno dal Ghana con lo scopo di alleggerire i momenti più drammatici e l’altro dalla Turchia, genio ingegneristico a cui tocca lavorare com il Q dell’agente 007 costruendo aggeggi e armi per difendersi da Cho-in.
La tensione non cala mai per un istante, ingrana con lentezza forse, ma una volta schiacciato il piede sull’acceleratore Haunters corre a tavoletta tra una serie di sacrifici personali e perdite insostituibili. Haunters fa il suo dovere di intrattenitore alla perfezione e pur essendo rimasto orfano nella filmografia da regista di Kim Min-suk, rinascerà in Giappone con un remake diretto niente di meno che da uno dei maestri del J-Horror, Hideo Nakata, con protagonisti le star Tatsuya Fujiwara e Takayuki Yamada.
Fausto Vernazzani
Voto: 4/5